Anche per questo primo venerdì di Luglio, Bandcamp ha proseguito la sua iniziativa a sostegno di band ed etichette, lasciando a loro il 100% dei guadagni degli acquisti sulla piattaforma. Ormai la scena ha preso il ritmo e le uscite indiepop interessanti sono state parecchie. Questa è la piccola cronaca dei miei acquisti di oggi.
Ho voluto cominciare dall'Italia perché nei giorni scorsi un teaser di pochi secondi su Instagram aveva acceso la mia curiosità: La Naissance, un duo di Roma che suona uno shoegaze rumoroso e romantico. Il nome non è del tutto nuovo, ma la formazione che ora vede Trixi alla voce ad accompagnare Ivan alla chitarra sì, e questo fa già tutta la differenza. Hanno debuttato con un singolo intitolato Night Doves sulla sempre eccellente Lady Sometimes Records, e mi hanno conquistato all'istante. Scrivono che la loro musica è "happy, carefree and emotional, a bit like The Cure under morphine", ma io rapito nel vortice di tutto questo adorabile struggimento post-adolescenziale ("We will never be this great / We'll never be this dead again" ... "Let's stay up tonight / Why can't I stay with you and watch the world burn") aggiungerei anche qualche riferimento svedese, tipo Westkust o Agent Blå, anime affini nel lasciar esplodere tutti i drammi delle loro canzoni dentro strati di chitarre rumorose. C'era stato un altro duo italiano, eroico e fugace, per chi se li ricorda, che riusciva a fotografare questi sentimenti con altrettanta trascinante nitidezza, ed erano gli Young Wrists. Non vorrei caricare La Naissance di troppe aspettative, ma la mia prima impressione è stata di ritrovarmi davanti a quella stessa scintillante musica. Non vedo l'ora di ascoltare di più.
E poi oggi ovviamente è stato anche il giorno del nuovo singolo dei nostri amati Radio Dept., addirittura in formato 7 pollici: sul Lato A c'è You’re Lookin’ At My Guy, e stavo quasi per stupirmi di un testo così poco contemporaneo e davvero lontano da temi e atmosfere che ci aspetteremmo dai Radio Dept. La cosa mi aveva preso un po' in contropiede, ma poi ho scoperto che si trattava di una cover delle The Tri-Lites, oscura band doo-wop Sixties californiana. Mi ha stupito: credo sia la prima volta che i Radio Dept. fanno riferimento a qualcosa che musicalmente risale a prima della New Wave. Mi è piaciuto molto come sono riusciti a suonare inconfondibilmente "loro" (quelle chitarre, quella voce, lagrime) senza stravolgere l'aria di innocenza e di leggerezza della canzonetta.
Sul lato B Could You Be The One, classica traccia malinconica dalle atmosfere I Wanted You To Feel The Same che sembra fatta apposta per i languidi pomeriggi d'estate che verranno: "A vague recollection / Of some road you didn’t take / And every smile you fake / Says not only love can cause a heart to break".
Ho già scritto (forse fin troppo) quanto nei mesi passati abbia amato Agitprop Alterna, il secondo album dei Peel Dream Magazine, e così quando la band newyorkese ha annunciato che oggi avrebbe fatto uscire un nuovo EP mi ci sono fiondato sopra a colpo sicuro. Moral Panics raccoglie 6 outtakes delle stesse sessioni dell'album, approfondendo le "investigations into those frought areas where art, culture and commerce meet". Insomma, aspettatevi, per esempio, un pezzo intitolato The Furthest Nearby Place (gioco di parole decisamente azzeccato e attuale), oppure un altro titolo come Verfremdungseffekt (una specie di cover dei Suicide suonata dagli Stereolab) ispirato al teorico della letteratura Viktor Sklovskij. Lo stesso titolo dell'EP cita un saggio di sociologia di Stanley Cohen che analizzava gli scontri tra Mods e Rockers. Cerebrale ed elusivo ma al tempo stesso molto, molto affascinante.
Sono in giro da ormai un quarto di secolo eppure il loro indiepop non ha perso un grammo di freschezza ed energia: Donna McKean e Tim Brown, meglio conosciuti come Lunchbox (in curriculum uscite per etichette storiche come Magic Marker e 555 Recordings), dopo il bel ritorno del 2014 Lunchbox Loves You, si sono fatti sentire sporadicamente, però sempre ad ottimi livelli. Portavoci di un suono che mescolava irruenze quasi Jam a melodie super classiche, a volte schiettamente beatlesiane, con intuizioni alla Stereolab, sembrano quasi provenire da un universo parallelo, in cui certe utopie Anni Novanta sopravvivono intatte. Nelle ultime settimane, con la scusa dei Bandcamp Friday, hanno pubblicato un paio di nuovi singoli molto carichi e belli: New Year e questa nuova Banker's Holiday. Un motivo in più per supportarli, i proventi dei singoli vanno al People's Breakfast di Oakland, associazione di volontariato che si occupa di homeless e persone ai margini della società, senza trascurare l'insegnamento e la diffusione della cultura.
Dave Brogan, fondatore dei Sea Pinks, ha scritto una lunga e bella introduzione a Crocuses EP, l'ultima uscita della band irlandese: "Maybe this sounds disingenuous, but I just never cared for a lot of the music we were assumed to have been influenced by. I’ve never heard the C86 compilation, to cite one frequently mentioned example". Sia come sia, ricorre il decimo compleanno dei Sea Pinks proprio questa settimana, e a quanto pare Grogan giudica arrivato il momento giusto per mettere in pausa la band. O forse no: "All things considered it feels like the right time to put the band on indefinite hiatus. We’ve had a good run and ten years feels like a nice round number to draw a line under. But then again, I’ve tried to draw a line under this band before". Insomma, non sembrerebbe proprio lo spirito migliore con cui affrontare queste quattro nuove canzoni, registrate tra gennaio e la quarantena. Ma poi i Sea Pinks, nonostante i toni dimessi e la loro consueta elusività, riescono sempre a conquistarti. Dentro Crocuses ritrovo quella loro malinconia trasparente di sempre, quella che sa stemperare tensioni (Secret Garden) e frenesie (la title track), e che quando prende il sopravvento come in Running Down The Clock sembra quasi cercare di usare ogni delicatezza possibile. Quattro ottime canzoni che, nel caso dovessero rappresentare il testamento di una band forse piccola ma che si è costruita un seguito fedele nella scena indiepop, sono comunque all'altezza di una carriera ineccepibile e senza passi falsi.
Michele Tellarini dei nostri cari Qlowski, ormai residente a Londra, ha un nuovo progetto solista chiamato Catholic Block (una specie di prequel lo potete trovare su una nostra compilation di Natale di un paio di anni fa), e ora sta per debuttare su Maple Death Records con una cassetta intitolata We Fail. C'è già un singolo bello teso che la anticipa, Closer, e mi pare di capire che qui le atmosfere siano meno aggressive e più emotive, meno punk e più bedroom pop deviato, sognante o forse allucinato. I nomi citati come riferimenti nella presentazione dell'album mettono assieme un bella compagnia: Solid Space, Dan Treacy, Kevin Ayers, Cleaners From Venus... Soprattutto, mi piace il motto che racchiude queste otto canzoni: "In a world that wants us to perform, be functional, and successful - we claim the right to fail". Una specie di manifesto che rivendica al tempo stesso un riscatto personale e una presa di posizione politica. Mi sembra un inizio davvero molto promettente.
Commenti