"At this point Krano is an expert in the art of disappearing" è scritto, con un certo understatement, nel comunicato stampa. Il cantautore veneto, al secolo Marco Spigariol (già nei Movie Star Junkies, Vermillion Sands, La Piramide di Sangue e Vernon Sélavy), ci aveva regalato nel 2016 Requiescat In Plavem, un album incredibile di folk ebbro, dolente e acido, a volte sensuale, ma scanzonato e malinconico al tempo stesso. E poi, a quanto pare, Krano era sparito di nuovo. Finito il giro di interviste promozionali, e tolte alcune rare apparizioni dal vivo, sembrava scomparso dalle scene. Forse per sempre?
Nel febbraio dell'anno scorso la Maple Death Records dava la notizia di un imminente nuovo album registrato con la band al completo: Cosimo Rosa, Vincenzo Marando e Marco Ielaqua. "News coming this Spring". All'annuncio seguiva invece un altro lungo silenzio, rotto finalmente il primo giorno del 2023, quando è apparso un nuovo singolo, See, insieme all'annuncio di Lentius Profundius Suavius, dieci nuove canzoni in arrivo il prossimo 3 marzo.
Mi raccomando, non commettete il mio stesso errore: l'altra sera in radio sovrappensiero ho letto "see" come fosse l'inglese del verbo vedere, ma direi che, conoscendo l'opera del cantautore, è più probabile che si tratti del campo semantico veneto della "sete".
Si tratta di una ballata incantata, un folk fradicio, due accordi che dondolano, rimbalzano e salgono, mentre la voce non smette di raccontare e sospirare, incespicando fino a spogliarsi anche delle parole. Mi sembra strano ascoltare soltanto tre minuti di Krano: immergersi nella sua musica, anche dal vivo, deve essere un lasciarsi andare, abbandonarsi a un coro che trascina, sconcerta e contagia di mistero e stordimento.
Per ora plachiamo la sete con See, e poi, lentamente, profondamente e soavemente, ci godremo l'atteso nuovo disco.
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