Sono sempre arrivato in ritardo, anche per Tom Verlaine. Avevo un CD di Marquee Moon comprato in niceprice da Nannucci ai tempi dell’università o giù di lì, di sicuro perché l’avevo visto citato in qualche intervista o recensione su Rumore, ma non mi pare che i Novanta fossero un momento molto adatto per riscoprire i Television. Troppo jazz, troppa poesia, troppi frammenti da ricostruire per me. A quei tempi non si concedeva quasi a nessuno di rifilarti certi interminabili assoli di chitarra: magari a J Mascis, a qualcosa dei Pavement, pochi altri. Non credo di aver capito molto dell'anima notturna di quell’album e di non averci provato nemmeno troppo.
Ci tornai con più curiosità qualche anno più tardi, quando le band di un’altra generazione come Strokes e Interpol inventarono una loro nuova versione della vecchia New York: una parafrasi di genealogie prese in prestito che ebbe, quanto meno, il merito di far riscoprire a molti i testi originali. A quel punto, era più facile anche per uno lento come me cogliere la storia mirabile di una scena caotica, riconoscere quell'influenza su tutto quello che mi piaceva, l’incandescente potenza di tutta quella bellezza concentrata in appena otto canzoni dal suono iperbolico.
Ieri mattina, alla triste notizia della morte di Tom Verlaine, mentre scorrevo tutti i post e i commenti sui Television e lasciavo a ognuno un cuore, ho fatto girare di nuovo quel CD nel lettore. Non l’avevo trovato sullo scaffale: stava ancora nella ormai impolverata valigia dei dischi. Chissà se mi è mai capitato di suonare Friction oppure See No Evil in qualche bar o in qualche locale, o magari Venus per fare chiusura, eppure ho continuato a portarlo in giro per anni, come se fosse impossibile farne a meno, come se fosse un lasciapassare.
Ieri pomeriggio mi è venuta voglia di riaprire la mia copia di Love Goes To Buildings On Fire di Will Hermes: sono andato a cercare le pagine che avevo segnato con una piega sull’angolo, e due erano dedicate a Tom Verlaine. Una recensione scritta nel 1974 da Patti Smith per il Village Voice racconta la residenza dei Television al CBGB nella primavera di quell’anno: «Verlaine’s guitar playing was the sound of “a thousand bluebird screaming”». Mentre nel capitolo successivo, la prima volta che Hermes vede i Television dal vivo, nello stesso club nel 1975, «the music was intense and dazzling. I recall Verlaine's hands, which seemed freakishly huge, like spiders».
Mi ha fatto sorridere la coincidenza che fossero proprio due immagini animalesche a cercare di catturare e descrivere qualcosa che sfugge ancora alle parole, la musica dei Television e del suo filiforme frontman, punk e poeta in un solo gesto, un'eleganza glaciale che all'apparenza non avrebbe niente di selvaggio ma che, nonostante tutto, ha saputo scatenare il puro spirito del Rock'n'Roll. Grazie Tom Verlaine, "guiding light, guiding through these nights".
Alcuni articoli belli che ho letto in questi giorni (elenco in progress):
- Why Tom Verlaine Was the Ultimate New York Guitar God (Robb Sheffield su Rolling Stone)
- Tom Verlaine: Television’s perfectionist guitar genius always kept punk guessing (Alexis Petridis sul Guardian)
- Tom Verlaine’s 15 Essential Songs (Jon Pareles sul New York Times)
- The story of Television, by Richard Lloyd (Damien Love su UNCUT - 2015)
- La copertina di Marquee Moon (Francesco Farabegoli su ilbassosfasciato)
- Robert Forster: Venus by Television is the most perfect song of all time (The Guardian)
- He was Tom Verlaine (il commovente ricordo di Patti Smith sul New Yorker)
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