Old soul, young start

Tellies - Patina

"Vecchia anima, giovane inizio. A distanza di anni, stai crescendo. Stanze polverose, cuori polverosi": mi domando se i Tallies qui stiano cantando solo di qualche storia d'amore o amicizia che attraversa una fase complicata, oppure stiano più o meno consapevolmente mettendo in forma di canzone qualche idea sulla loro stessa musica, o forse sulla loro posizione all’interno della musica che suonano. Un verso che funziona da bussola. Una musica che resta un dream pop dolcissimo e forse dall'anima “vecchia”, ma al tempo stesso così nitido e intenso che suona come un “giovane inizio”. 
A un’impressione superficiale, qualcuno potrebbe liquidare Patina, il secondo album dei Tallies, come un’imitazione fin troppo scoperta, un plagio dei primi Anni Novanta già a partire dalla copertina, evidente omaggio alle storiche grafiche di Vaughan Oliver per la 4AD, per continuare con quelle chitarre liquide e malinconiche, inzuppate di riverberi, tra Atzec Camera, Smiths e Cocteau Twins. Se non fosse che proprio Simon Raymonde, già bassista della band di Elizabeth Fraser e fondatore della label britannica Bella Union, ha voluto firmare la giovane formazione di Toronto. Una specie di passaggio di testimone o di investitura a tutti gli effetti. E così il seguito dell’acclamato disco d’esordio dei Tallies, che sembrava impantanato tra un lockdown e l’altro, finalmente ha preso vita.
Dal mio punto di vista, i Tallies continuano a fare ancora meglio quello che già facevano molto bene: “I don’t want to wake up / I just want to lay back down / I know, it’s not the way I planned it” confessa il ritornello della canzone d’apertura No Dreams Of Fayres, ma poi la band contrappone al suo perenne abbandonarsi (merito soprattutto della voce di Sarah Cogan), al suo caratteristico circondare ogni canzone di un’aria fatata e scintillante, un’energia e una chiarezza di visione semplicemente entusiasmanti. Si passa dai momenti più indiepop rotondi e primaverili, quasi Cardigans, ad atmosfere più tese, in cui qualcosa del sogno del “dream pop” si risveglia in preda a un’energia inquieta. Come non era difficile aspettarsi, il secondo capitolo della malinconia tutta da ballare dei Tallies ci regala un lavoro ancora più riuscito del primo, e per noi vecchia anime è ancora un giovane inizio.


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