"Shuffleboard burlesque techno" potrebbe essere l'ironica ed enigmatica definizione di genere musicale in cui si riconoscono gli Uhr, almeno a giudicare dalla riga di bio sul loro profilo Instagram, ma non ci scommetterei troppo. Mi sembrano troppo scaltri e smaliziati sia per cedere ai trucchi dei social, sia per fermarsi alle scatolette delle categorie musicali.
Sono un trio di Manchester, si sono formati un paio di anni fa ma in rete non si trovano molte altre informazioni su di loro. A me sono arrivati grazie a una segnalazione di Federico Ferrari, storico dj e giornalista musicale bolognese, nonché conduttore di "Sunsposts" su NEU Radio, sempre prezioso.
Sul Bandcamp degli Uhr al momento ci sono solo quattro canzoni e sono una meglio dell'altra. Echi di Gang Of Four, Wire, Fall e Magazine sono abbastanza evidenti, ma con una rabbia consapevole e una tesa frustrazione tutta Ventunesimo Secolo che li fa esplodere di elettricità.
La band è composta dalla singolare accoppiata padre e figlio, Jack Harkins (Blanketman / Common Cold) e John Harkins (Things In General), accompagnati dal batterista David Chambers (Cornershop / Formula One). In una intervista con la fotografa che ha realizzato i loro primi ritratti, parlano del concetto di "ipernormalità", sia per la loro immagine che per la loro musica: "minimalist, stark, clean, functional and abstract". Per darvi un'idea, il loro "singolo estivo" si intitola Ugly Children e lo vedrei bene in un djset piuttosto agguerrito, infilato tra Paquet Courts, Viagra Boys e Shame. Insomma, un altro ottimo esempio delle eccellenze locali Made in Manchester.
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