Ogni parola che Dana Margolin sontuosamente pronuncia deve essere ripetuta, ribadita, conficcata due, tre, dieci, cento volte. Nel tormento della ripetizione la ricerca di una conferma, di una vera convinzione. Perché ogni parola che Dana Margolin pronuncia è un’offerta, una domanda, un esperimento che serve a verificare l’effettivo meccanismo del mondo e le relazioni con gli altri.
“My voice is stuck to your voice / So everything I say / Belongs to you / Belongs to you”
Come se intendesse: questa parola non può appartenere davvero a me, non la riconosco, perché dice una tristezza troppo grande e troppo lacerante. Tutta questa tristezza è davvero dentro di me? Esce dalle mie mani (End Of Last Year), dai miei polmoni (The Rip), ricopre la mia pelle (U Can Be Happy If U Want To). Ogni parola che Dana Margolin pronuncia è l’insopportabile supplica di staccarsi da questa sé stessa, di andare a cercare una nuova vita o di tornare a quella di un "prima" irrecuperabile.
Rinchiusa in questa contraddizione, la voce narrante vacilla spesso tra opposti desideri. A volte si convince che sarebbe meglio annientarsi (“I don’t wanna be loved” oppure “I don't want to mean anything to you”) mentre in altri momenti sembra rivelare un atteggiamento più ambiguo: “I want one feeling all the time / I don't want to feel a thing”.
Non c’è una vera via d’uscita indicata in queste nuove canzoni dei Porridge Radio, una sintesi semplice in cui il dolore e la tristezza trovano finalmente guarigione. Forse, viene da domandarsi, è nello stesso racconto, nello stesso esporsi senza filtri e senza giri di parole che si può arrivare alla fine di questo “scivolo” o di questa “scala”.
Come ha spiegato la stessa band, il nuovo album Waterslide, Diving Board, Ladder To The Sky è il suono di qualcuno che si ritrova ormai più vicino ai trenta che ai venti, che si mette a nudo e racconta come si sente in questi anni confusi e frustranti, affrontando delusioni d'amore e cercando di capire come trovare un posto nel mondo, senza illudersi di ricevere poi troppe risposte.
A condurci in questa difficile traversata, la voce di Dana Margolin è da subito la protagonista assoluta di questo disco. “You're looking to me but I'm so unprepared for it” canta all’inizio di Back To The Radio, in apertura di scaletta. L’intensità emotiva del cantato della Margolin è ormai paragonabile a quella delle varie Sharon Van Etten, Mitski, Big Thief o Flowers, e appare più sicura e matura canzone dopo canzone, prova dopo prova. Qualcuno non esista a fare paragoni con nomi altisonanti come Patti Smith, Fiona Apple oppure PJ Harvey.
Il suono dei Porridge Radio continua a mescolare come sempre impeto post-punk con leggerezze indiepop e attitudine pungente indie rock, ma in questo trionfale Waterslide, Diving Board, Ladder To The Sky raggiunge una grandiosità, una crudezza e una semplice potenza che ancora non erano state conquistate dalla band di Brighton. Un ascolto straziante che potremmo definire, con una sola parola, davvero e definitivamente catartico.
Come se intendesse: questa parola non può appartenere davvero a me, non la riconosco, perché dice una tristezza troppo grande e troppo lacerante. Tutta questa tristezza è davvero dentro di me? Esce dalle mie mani (End Of Last Year), dai miei polmoni (The Rip), ricopre la mia pelle (U Can Be Happy If U Want To). Ogni parola che Dana Margolin pronuncia è l’insopportabile supplica di staccarsi da questa sé stessa, di andare a cercare una nuova vita o di tornare a quella di un "prima" irrecuperabile.
Rinchiusa in questa contraddizione, la voce narrante vacilla spesso tra opposti desideri. A volte si convince che sarebbe meglio annientarsi (“I don’t wanna be loved” oppure “I don't want to mean anything to you”) mentre in altri momenti sembra rivelare un atteggiamento più ambiguo: “I want one feeling all the time / I don't want to feel a thing”.
Non c’è una vera via d’uscita indicata in queste nuove canzoni dei Porridge Radio, una sintesi semplice in cui il dolore e la tristezza trovano finalmente guarigione. Forse, viene da domandarsi, è nello stesso racconto, nello stesso esporsi senza filtri e senza giri di parole che si può arrivare alla fine di questo “scivolo” o di questa “scala”.
Come ha spiegato la stessa band, il nuovo album Waterslide, Diving Board, Ladder To The Sky è il suono di qualcuno che si ritrova ormai più vicino ai trenta che ai venti, che si mette a nudo e racconta come si sente in questi anni confusi e frustranti, affrontando delusioni d'amore e cercando di capire come trovare un posto nel mondo, senza illudersi di ricevere poi troppe risposte.
A condurci in questa difficile traversata, la voce di Dana Margolin è da subito la protagonista assoluta di questo disco. “You're looking to me but I'm so unprepared for it” canta all’inizio di Back To The Radio, in apertura di scaletta. L’intensità emotiva del cantato della Margolin è ormai paragonabile a quella delle varie Sharon Van Etten, Mitski, Big Thief o Flowers, e appare più sicura e matura canzone dopo canzone, prova dopo prova. Qualcuno non esista a fare paragoni con nomi altisonanti come Patti Smith, Fiona Apple oppure PJ Harvey.
Il suono dei Porridge Radio continua a mescolare come sempre impeto post-punk con leggerezze indiepop e attitudine pungente indie rock, ma in questo trionfale Waterslide, Diving Board, Ladder To The Sky raggiunge una grandiosità, una crudezza e una semplice potenza che ancora non erano state conquistate dalla band di Brighton. Un ascolto straziante che potremmo definire, con una sola parola, davvero e definitivamente catartico.
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