At the end of the world, where were you?

MASSAGE - STILL LIFE

Prima che questa strana estate sbiadisca via, voglio lasciare su queste pagine almeno un piccolo ricordo di uno dei dischi che possiamo già contare tra le migliori uscite indiepop dell’anno. Still Life, il secondo lavoro dei californiani Massage, è capace di racchiudere una spontanea leggerezza, come brezza dal mare al tramonto, ma anche una meticolosa chiamata a raccolta di fonti e influenze, distillando una collezione di canzoni che prendono il meglio da quattro decenni di musica. L’elenco dei nomi disseminati nella presentazione che accompagna il disco è lo stesso che ognuno di noi potrebbe snocciolare per un ipotetico Dream Team della indie band ideale: dai La’s di There She Goes ai Cure epoca Kiss Me Kiss Me Kiss Me / Wish, dalle ineludibili jangling guitar australiane dei Go-Betweens alle morbidezze dei Field Mice, tutto ritorna dentro queste dodici canzoni, ma lo fa con la spontaneità di un sorriso, con l’immediatezza felice di un pomeriggio d’estate. “Sunny, bittersweet, tender”, per citare l’azzeccata formula usata dagli stessi Massage.
Questa consapevolezza (non così comune e scontata) è anche quella che fa dichiarare alla band in una recente intervista: “we made a record we wanted to buy, how our favorite records make us feel that is what we want to accomplish”. A parlare è il chitarrista Andrew Romano, che aveva formato la band insieme ad Alex Naidus, terminata la sua esperienza con i Pains of Being Pure At Heart. A loro si aggiungono la tastierista e cantante Gabrielle Ferrer (la “sua” 10&2 e i suoi cori sono un’arma in più che la futura scrittura dei Massage potrebbe sfruttare in misura ancora maggiore), David Rager al basso e Natalie de Almeida, moglie dello stesso Naidus, alla batteria. 
Da notare anche che alla produzione siede Jedediah Smith (My Teenage Stride, Mick Trouble, Jeanines… in pratica un santo protettore del lo-fi twee), ingrediente più frenetico e "nevrotico" che ha senza dubbio giovato al risultato finale di Still Life. Un disco in qualche modo sorridente per una stagione che di sorrisi non ne ha regalati molti, e a cui ti ritrovi a voler bene ascolto dopo ascolto. 


Commenti