Quel suono schietto e semplice, che è stato di volta in volta paragonato ad Atzec Camera, Housemartins, Orange Juice o Spearmints, lo ritroviamo intatto in queste nuove tredici canzoni (alcune scritte all'inizio della loro carriera e mai incise), contenute in un album che arriva dopo quasi un decennio di silenzio, dall'ultimo Flashbacks pubblicato su Slumberland Records.
“I’ll never be a millionaire or fight a war / But there must be more to life than this / So why can’t someone explain?”, sono i versi iniziali della traccia d'apertura Black And White, e mi sembra che possano rappresentare un po' tutto il mood del disco, quasi come un piccolo manifesto esistenziale. I Lodger hanno sempre saputo cantare a meraviglia quella sensazione di non essere del tutto adeguati al presente, ma senza farne un dramma, cercando di adattarsi alla situazione e di tirare fuori sempre il meglio di sé stessi. Per esempio, la title track racconta una rottura sentimentale dal punto di vista del "perdente", il quale ha pure la gentilezza di consolarsi con un "put this in a song / it helps the process". The Perfect Fit riconosce che "I can't pretend to be somebody else" ma non abbandona la speranza di una "last dance" e si consola ripetendo che "The best things come to those with patience". Former Life descrive la piccola battaglia che tutti combattiamo per scendere a patti con il tempo che passa, mentre cerchiamo di restare aggrappati alla presunta età dell'oro di una "vita precedente".
Cul-De-Sac Of Love si chiude, non a caso, con My Poor Mind, una canzone che ammette "I thought I saw things clearly / I suspect I must be blind", eppure lo fa nella forma di una dolce ballata quasi country, come se sapesse bene che in fondo siamo umani, e abbiamo bisogno di buoni consigli ma anche di molto conforto. Proprio come quello che ci può regalare l'indiepop limpido di The Lodger.
Cul-De-Sac of Love è pubblicato da Philophobian (UK), Pretty Olivia Records (Spagna), Lazyperfection (Giappone) e We Were Never Being Boring (Italia / USA)
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