I'm not the type to bring you down

Scotty Malcolm - Arthur Flowers: Elf Rock


I woke up and I tried to fall asleep
Wanted to recall all my forgotten dreams
Leave me here in my own reality

C'è un uomo che si comporta come uno specchio, c'è un albero che esaudisce desideri, c'è un millepiedi che si trasforma in foglia, ci sono draghi da combattere e gnomi amici nel bosco. Sono i semplici sogni che attraversano le canzoni di Scotty Malcolm, giovane cantautore di Houston che suona come un piccolo Mac DeMarco non ancora tormentato dai dolori e dalla vita. Due versi come "Maybe we could play pretend / For the rest of our lives" potrebbero rappresentare il manifesto artistico di Malcolm, ma sospetto che dietro quelle canzoni da un minuto e mezzo, quegli occhi allegri e quelle illustrazioni a pennarello e collage un po' da psichedelia fai-da-te, ci sia qualcosa di più che sta prendendo forma. A volte la musica di Scotty Malcolm mi ricorda certe atmosfere svagate e leggere dei Little Joy (il side project di Fabrizio Moretti degli Strokes insieme a Binki Shapiro), in altri momenti potresti quasi credere che i Real Estate si siano messi a giocare con l'estetica lo-fi VHS dell'Ariel Pink degli esordi. Lo vedrei bene a dividere il palco con i nostri Baseball Gregg. 
Nei suoi video se ne va in giro con una chitarra acustica piena di adesivi colorati tra aree suburbane, parchi deserti, centri commerciali e scambi ferroviari. Mi piace guardarli aspettando che succeda qualcosa, ma al massimo Scotty tira fuori la lingua e si nasconde dietro una siepe. Non so molto altro di lui, ma spero che dal suo Garage Band e dalla sua cameretta continuino a uscire dischi come questo Arthur Flowers: Elf Rock.


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