Prendono il nome da una canzone dei Sea Urchins e chiudono il loro demo di esordio con una cover della super classica There She Goes dei La's: direi che questi Sullen Eyes si presentano subito nel migliore dei modi e si conquistano già un posto nel nostro vecchio cuore twee pop.
Basta spingere play sulla prima canzone, Intro Jangle, una strumentale da un minuto e mezzo che funziona davvero come ideale "introduzione" e diorama di un intero stile musicale, per essere conquistati. Ma è quando entra la voce di Julia che la formula dei Sullen Eyes sembra essere completa. Bilanciando la giusta dose di euforia (Getting There) e romanticismo (How It Should Be), le canzoni sanno scrollarsi di dosso un approccio troppo retrò, in cui è evidente l'influenza delle Talulah Gosh, McCarthy o di una certa estetica Sarah Records in generale, per suonare freschissime e autentiche. Tanto che il consenso per questo primo EP, almeno nel piccolo giro dei blog che ancora si occupano di indiepop, è stato immediato e unanime.
Per ora non sappiamo molto altro di questa band di Bangor, Maine, ma se questi primi dieci minuti di musica cristallina rappresentano una sorprendente promessa, direi che ne sentiremo ancora parlare.
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