“Progettando una piccola trappola per il me stesso di domani mattina”: ecco il verso di una canzone dietro cui potrei quasi riconoscere un mio ritratto. Sera tardi, troppo tardi, la stanza appena illuminata dal portatile, la mia faccia spettrale e una canzone dei Post Nebbia in cuffia. Il personaggio che parla dentro La mia bolla e tende la sua trappola è lo stesso che, poco dopo, si lascia incantare dalle Persone di vetro attraverso uno schermo alle tre di notte, con tutta la stanchezza di quel suo ostinato trascinarsi senza capire più bene nemmeno il perché. In fondo, anche la privazione di sonno può diventare una dipendenza come un’altra, come l’annegare dentro i surreali palinsesti delle tv locali o dei video in riproduzione automatica.
Per sopravvivere agli altri ogni giorno
Tu non sai quante cazzate mi racconto
La luminosità alta di notte
È come schiuma dei piatti nei miei occhi
Gli occhi sono quelli di Carlo Corbellini, ventenne padovano alla guida dei Post Nebbia, arrivati al secondo album Canale Paesaggi. Atmosfere notturne e indolenti, con suoni carichi di synth vintage, loop e bassi fluttuanti che rimandano a influenze come Mac DeMarco, Tame Impala, MGMT o Ariel Pink, ma con un disinvolto cantato in italiano che riesce a raccontare disagio, noia e inquietudine con una notevole agilità e distacco, per piccoli frammenti, accumulati senza dramma.
Quella dei Post Nebbia è una cronaca autobiografica del presente che procede raccogliendo dettagli in apparenza slegati, fino a inseguire e a sfiorare l’allucinazione. Il personaggio che si muove tra le canzoni si abbandona a un flusso inarrestabile, fatto di aste a notte fonda su Telemarket, con artisti improbabili e ancora più improbabili presentatori, repliche di trasmissioni senza più epoca né contesto, filmati di YouTube scelti dall’algoritmo, lo scorrere infinito dei social, fino a ritrovarsi smarrito e sempre più incerto della propria identità, ma – così sembra – non per questo preoccupato.
Nella presentazione di Canale Paesaggi vengono citati anche David Foster Wallace e alcuni campioni della nuova comicità americana dell'assurdo come Eric Andre o Tim & Eric, ma si potrebbe aggiungere anche il David Cronenberg di “Videodrome”: l’immagine di copertina dell’album, infatti, richiama proprio il capolavoro del regista americano, e in fondo i Post Nebbia, con il loro pop ipnotico, sembrano aggiornare (senza moralismi) quel racconto angosciante alla quotidianità millennial, davanti al monitor dei nostri pc e agli schermi dei nostri telefoni in perenne Luminosità alta.
Quella dei Post Nebbia è una cronaca autobiografica del presente che procede raccogliendo dettagli in apparenza slegati, fino a inseguire e a sfiorare l’allucinazione. Il personaggio che si muove tra le canzoni si abbandona a un flusso inarrestabile, fatto di aste a notte fonda su Telemarket, con artisti improbabili e ancora più improbabili presentatori, repliche di trasmissioni senza più epoca né contesto, filmati di YouTube scelti dall’algoritmo, lo scorrere infinito dei social, fino a ritrovarsi smarrito e sempre più incerto della propria identità, ma – così sembra – non per questo preoccupato.
Nella presentazione di Canale Paesaggi vengono citati anche David Foster Wallace e alcuni campioni della nuova comicità americana dell'assurdo come Eric Andre o Tim & Eric, ma si potrebbe aggiungere anche il David Cronenberg di “Videodrome”: l’immagine di copertina dell’album, infatti, richiama proprio il capolavoro del regista americano, e in fondo i Post Nebbia, con il loro pop ipnotico, sembrano aggiornare (senza moralismi) quel racconto angosciante alla quotidianità millennial, davanti al monitor dei nostri pc e agli schermi dei nostri telefoni in perenne Luminosità alta.
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