Più o meno un mese fa era uscito Artico, un EP di cinque canzoni che Setti ha immaginato come proseguimento di Arto, un album del 2018 che da queste parti consideriamo uno di famiglia. C'era stato un bel release party al Covo, l'entusiasmo tipico della Barberia Records, la consueta grazia di quella poesia frastornata che circonda ogni gesto del cantautore modenese... e poi, per come sono precipitate le cose tra la fine dell'inverno e questa strana primavera reclusa, quell'EP non l'ho quasi più ascoltato.
Intanto, in queste settimane in cui non si esce e ci si inventa esploratori domestici, conosco un sacco di amici che hanno cominciato a seguire corsi di yoga via diretta Instagram, personal trainer su YouTube, o addirittura (guidati nientemeno che da Stuart Murdoch!) la meditazione in streaming su Facebook. Capita dunque a proposito questo nuovo video di Setti, in cui l'intero Artico EP viene accompagnato da una serie di esercizi dell'insegnante di pilates Laura Lugli. Devo ammettere che unire indiepop e ginnastica a questa maniera ancora mi mancava. Mi ci sono messo d'impegno, ho resistito un paio di minuti, ma nemmeno grazie a Setti sono riuscito a tornare in forma. In compenso, ho riascoltato queste cinque nuove canzoni, e mi hanno fatto meglio di qualunque training.
Si percepisce uno scarto nelle intenzioni e negli obiettivi: "tu devi scrivere cose più alte e possenti / di pallacanestro, non di come stai", ingiunge programmatica Dirti di no in apertura. La successiva Tu (una tra le canzoni più belle di tutta la produzione di Setti) sembra contraddire subito le premesse: "lo sai che nel mio cuore non ti riesco più a votare". Ma in generale si parla meno di sentimenti e più di un certo "sentimento del presente", del tentativo di capire il mondo che circonda la voce che canta, senza risparmiare nemmeno la propria inevitabile vanità: "Per piacere che farei / per piacerti un po' di più". Non è un caso che l'ossessiva ripetitività del mondo del lavoro venga raccontata in una canzone intitolata Morti. Eppure lo stile di Setti non perde la malinconia sfasata e giocosa che ben conosciamo: osserva e riporta, elenca e divaga, si lancia da un'associazione all'altra, da una rima all'altra. Non si tira mai indietro, e "Se l'ha già scritto Bianconi, facciamo altrimenti".
Dal punto di vista musicale, Artico continua l'espansione delle idee di Setti. Chi lo ha conosciuto nella sua classica versione live chitarra e voce, non potrà che provare molta soddisfazione nel sentirlo così a suo agio dentro arrangiamenti più pieni, e che via via mi hanno ricordato nomi come Hefner, Math And Physics Club, Fairways o Suburban Kids With Biblical Names. Dopo il sodalizio con gli altri musicisti di casa Barberia, per questo EP Setti si è fatto accompagnare nelle registrazioni da Mauro Da Re e dai suoi Caniggiah, e bisogna dire la collaborazione funziona alla grande.
Dentro settimane in cui un verso come "questo appartamento è diventato un ring" suona assurdamente attuale, mi ha fatto bene ritrovare Setti e il suo Artico. E pazienza per la ginnastica.
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