The Moon and back

Apollo 11, the Moon, the Earth

Proprio nelle ore in cui si celebra il cinquantesimo anniversario dello sbarco dell'uomo sulla Luna, recupero tempestivamente l'ultima e sovrabbondante compilation pubblicata dalla Where Is At Is Where You Are e intitolata The Moon And Back - One Small Step For Global Pop. La WIAIWYA non è nuova a queste raccolte a tema, penso ad esempio a quelle dedicate alle Olimpiadi, al numero 7 oppure, più comunemente, al Natale. The Moon And Back si presenta come "the story of the Apollo 11 adventure in 38 kosmische, indie, alternative, ambient, pop and spoken word tracks". Esce in doppio CD, ha una fanzine allegata e contiene anche alcuni haiku letti, fra gli altri, da Amelia Fletcher, Pam Berry e Rob Pursey.
Per venire alle canzoni qui contenute, come spesso succede alle uscite di questo tipo, il risultato è parecchio eterogeneo ma, forse per il coefficiente emotivo della particolare ricorrrenza, tutto sommato la corposa playlist ha un suo fascino, funziona anche nei momenti più enigmatici e dilatati, e se esplorata con pazienza, come la superficie di un lontano pianeta, rivela alcune piccole e piacevoli scoperte.
Sembra che la Luna abbia ispirato tracce per lo più dalle atmosfere sospese, rarefatte o ambient, e dai ritmi lenti e riflessivi. Non conoscevo, per esempio, Nameless Book, autore di AS-506, dodici minuti di notevole kraut intergalattico, oppure la collaborazione tra Patrick Baxter e Paul Rains (già nei Tigercats e Allo Darlin') sotto il nome di Solar Bones: la loro Houston è una suggestiva colonna sonora in cui il vuoto sintetico dello spazio si anima di piccole meteore melodiche. I veterani Rocketship presentano invece Our New Remix, frenetica e frammentata, vicina a certe cose di Cornelius, mentre i Leaf Library di Tranquility Bass sembrano partiti sulla stessa stronave dei Broadcast con una gran voglia di divertirsi.
Per arrivare a tracce di area più indiepop e indie rock, mi fa molto piacere ritrovare i Fever Dream, con la furente new wave che sfocia nel noise di Surface, i Tufthunter di Peter Momtchiloff (chitarrista passato per Talulah Gosh, Heavenly, Would-Be-Goods...) che sembrano voler portare sulla Luna i Talking Heads con la (quasi) strumentale Moon Boots, e il caro Darren Hayman che con la toccante Just One Syllabe mi fa ripensare a quanto sia stato ingiustamente sottovalutato il suo progetto synth pop The French.
Infine, menzione d'onore per i miei amati Jeanines, qui presenti con l'inedita Tilt In Your Eye, e per il perfetto finale della raccolta a firma Keiron Phelan and Peace Sign (già Wisdom Of Harry, Ellis Island Sound, Smile Down Upon Us...) con la deliziosa It's Only A Paper Moon, quasi un classico alla Divine Comedy.
The Moon And Back, per ringraziare una volta di più l'infaticabile WIAIWYA!









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