Domenica sera, 7 aprile, al Freakout Club è in calendario un piccolo evento per la scena indie rock bolognese: i Costa Brava tornano finalmente a suonare dal vivo e, soprattutto, presentano un nuovo album, Friends, Everywhere, in uscita per la nostra cara More Letters Records. Oggi sono molto orgoglioso di farvelo ascoltare qui su polaroid, in anteprima, come fanno i blog quelli belli.
Da quando vidi il loro concerto di debutto, e da quando ci regalarono un memorabile live in radio, sono cambiate un bel po' di cose, e non solo per loro. Così ho pensato di girare ai Costa Brava qualche domanda: leggetevi l'intervista qui sotto mentre fate partire il player Bandcamp. E poi ci si vede a banco domenica!
Cominciamo dalla domanda più scontata. Dato che questo nuovo disco vede la luce dopo una lunga pausa, sia di uscite che di concerti, potete fare un riassunto delle puntate precedenti dei Costa Brava, per chi magari arriva a conoscervi soltanto ora? Da dove nasce il progetto, come si è consolidata la formazione attuale e cosa è successo in mezzo?
Volendo fare un riassuntone della storia dei Costa Brava, si può dire innanzitutto che siamo nati nell'autunno del 2012, credo. L'aria che tirava era millenaristica. Serena e Claudia, che suonavano nelle Signorine Taytituc, si ritrovavano a corto della loro batterista Erica, in Olanda per motivi di studio. Io stesso non stavo suonando granché in quel periodo: la mia band dell'epoca, gli Ossah, era un po' in stallo. Una mattina Serena mi chiese se mi andava di formare un trio insieme a lei al basso e a Claudia alla batteria, l'intento era naturalmente quello di suonare pop e, per essere sincero, non aspettavo altro.
Il nome del gruppo mi venne in mente dopo aver ascoltato il brano di Ted Leo La Costa Brava. Sulle orme de I ragazzi che amavano il vento (un'antologia di versi di Byron, Keats e Shelley), decidemmo allora di scrivere delle canzoni sul mare, sui paesaggi, sulle condizioni meteorologiche. Naturalmente di mezzo ci andarono a finire anche delle canzoni malinconiche e qualche solita canzone d'amore. Per tutto il 2013 suonammo in giro e purtroppo, per cause contingenti, decidemmo di scioglierci sullo scorcio delle stesso anno, senza ancora aver registrato nulla e con grande dispiacere da parte di tutti e tre.
In seguito Serena e Claudia ripresero a suonare con le Signorine Taytituc incidendo tra l'altro un bellissimo split insieme alle She Said Destroy!. Per quanto mi riguarda, formai i Mt. Zuma, band con la quale continuo a suonare tuttora. Claudia poi decise di trasferirsi a vivere all'Isola d'Elba, lasciando così Bologna.
Nel 2017 però sentii squillare il telefono e vidi che era Serena a chiamarmi. Mi contattava perché, dopo aver riascoltato delle nostre vecchie registrazioni fatte in casa anni prima, aveva pensato che sarebbe stato molto bello se ora, passato così tanto tempo, quelle canzoni fossero venute alla luce.
Non avevo mai pensato esplicitamente a riformare i Costa Brava, probabilmente per salvaguardarmi da un possibile dispiacere. Quella telefonata di Serena è stata dunque l'inizio (o il ri-inizio) di tutto. Per tanto tempo ci siamo trovati io e lei a casa sua a riprovare alcuni nostri vecchi pezzi in acustico, poi abbiamo deciso di scrivere dei pezzi nuovi e di chiamare Edoardo (con me nei Mt. Zuma) per supportarci alla batteria. Siamo figli di una telefonata, ed è il massimo.
Nel comunicato che accompagna l’uscita di Friends, Everywhere citate l’ispirazione di una “linea emiliana” pop punk lo-fi. Fate anche il nome delle Black Candy, e già con questo vi siete conquistati il mio totale amore, ma se vogliamo aggiungere un po’ di cattiveria alla domanda, vorrei chiedervi se, secondo voi, oggi esiste ancora qualcosa del genere, se e dove (band, scene, locali...) si è tramandato qualcosa di quello spirito.
L'espressione “linea emiliana” pop punk lo-fi mi è venuta in mente semplicemente ripensando ad alcune band tra Modena, Ferrara, Bologna (e non solo) che per noi sono state dei punti di riferimento. Il nome delle Black Candy non poteva mancare tra le nostre influenze e, anzi, potrei addirittura dire che era a loro che pensavamo quando ci formammo nel 2012. Christine, Straight To Your Hands, Red Skirt Issue, Revolution Winter (poi coverizzata dai Tunas nel loro terzo album), Rix-O-Tic Is A Dinosaur sono delle canzoni che ancora oggi, nonostante le ascolti a scadenze regolari, mi fanno commuovere tutte le volte. Le Black Candy sono state molto importanti non solo per noi Costa, ma per moltissimi altri (Tunas, Bob Corn, ecc. e anche per te Enzo!) e penso che il motivo principale sia, oltre ad una mirabile capacità compositiva, anche e soprattutto la loro sincerità disarmante. Inoltre, il loro richiamarsi a tratti anche al movimento politico, musicale e sentimentale della Revolution Summer di Washington DC è stato, almeno per quanto mi riguarda, recepito forte e chiaro. Tu chiedi se secondo noi esiste ancora qualcosa del genere: certamente. Alcuni avvenimenti, come tra gli altri lo sgombero di Atlantide, per quanto riguarda Bologna, e in generale il sempre minore spazio che riescono a conquistarsi e a salvaguardare i centri sociali e occupati, tuttavia, mi fanno tentennare nel dare questa risposta. Ci sono, comunque, molti luoghi e progetti che mettono ancora al primo posto quella sincerità di cui dicevo poco sopra, e tanta gente che si impegna perché ciò sia ancora possibile. Per quanto riguarda le band, per esempio le In.versione Clotinsky mi piacciono molto, ho appena felicemente scoperto che i Clever Square faranno uscire finalmente un nuovo disco il prossimo maggio, ci sono i nuovissimi Mersch (ex Operazione San Gennaro) dove suona Amarezza delle Black Candy appunto, le Tacobellas il cui primo disco è uscito da pochissimo, Ferro Solo con il suo importante primo concept-album e poi tanti altri gruppi validissimi in Emilia e in Romagna (tra i miei preferiti i Chow, gli X-ray Picnic e i Flyin' Zebra) che mescolano una innegabile vena espressiva pop a un background punk e ad una attitudine d.i.y.
È corretta l’impressione che, con il tempo e gli anni, certe irruenze nella vostra musica si sono ammorbidite e smussate? In questo album le ballate e i suoni acustici si dividono equamente lo spazio con i pezzi più tirati: dipende dagli ascolti, che non sono più gli stessi di dieci anni fa, o da qualcosa di nuovo che volevate raccontare in queste nuove canzoni?
Sicuramente i nostri ascolti in questi anni sono cambiati, così come sono naturalmente cambiate moltissime cose. Tuttavia i riferimenti cui guardano anche le nuove canzoni dei Costa, mi viene da dire che sono gli stessi. Se ai tempi della nostra prima formazione con Claudia alla batteria risultavamo più irruenti, forse uno dei motivi era proprio la nostra batterista! Claudia era ed è molto energica e aveva alle spalle degli ascolti che l'avvicinavano di più per esempio al rockabilly e al rock'n'roll, e tutto questo si riverberava sulle dinamiche dei nostri pezzi, che quindi risultavano un po' più “tirati”. Con Edoardo alla batteria anche il nostro sound è cambiato, e ha finito per assecondare di più la melodia. È vero anche che probabilmente questa “smussatura” è ricollegabile alla stessa tematica del disco, perché fin da subito è andata formandosi l'idea di voler creare una sorta di concept-album sulle amicizie a distanza, una tematica che, almeno per quanto ci riguarda, ci sembrava andasse trattata con molta delicatezza e gentilezza. Se da una parte infatti ci sono alcune canzoni più veloci e contente, che a posteriori potrei dire rappresentino i momenti volitivi e di reale allegria conseguenti alla constatazione che è possibile mantenere amicizie anche se lontane, basate su ricordi lieti e divertenti passati insieme quando si era vicini (e su telefonate e videochiamate!); dall'altra parte ci sono ballate e pezzi più lenti ad esprimere non tanto la solita malinconia sempre dietro il maledetto angolo, quanto gli inevitabili momenti di pausa, di quiete, di silenzio che costituiscono una parte altrettanto importante di una relazione a distanza.
Il secondo pezzo, Ambassador, di cui tra poco uscirà il videoclip, è una delle vostre canzoni di più vecchia data e ad ascoltarla sembra avere un carattere quasi emo e infila tra i versi addirittura una citazione degli Smiths: come è finita lì e qual è la storia dietro questa canzone?
Ambassador è una dei nostri pezzi più vecchi, è vero, insieme a Disaster Blue e a To the Dog I Never Had, che sono infatti anche le canzoni più malinconiche del disco, frutto senza dubbio di un altro periodo della nostra vita. La storia della composizione di Ambassador mette infatti le radici in particolare nelle contingenze della mia vita nel 2012. In un periodo di scorno infatti, mi ritrovai a voler parlare di una comunissima esigenza che mi premeva, l'esigenza di uscire di casa, di vedere amici e gente in generale, giusto per distrarmi da quei faticosissimi rovelli che mi impegnavano fin troppo.
Guardandomi intorno, decisi di fare di questa canzone una sorta di patchwork, prendendo da varie parti diverse ispirazioni e citazioni e collegandole insieme, alla bell'e meglio, senza alcuna pretesa di coerenza e organicità. E così mi rivolsi a tre fonti in particolare che in quel momento avevo sotto mano. La prima fu il cortometraggio di Stanlio e Ollio Anniversario di Nozze (Twice Two, 1933) dove Stanlio e Ollio sono sposati rispettivamente con Ollio e Stanlio donne. In una scena Stanlio-donna supplica suo marito Ollio di portarla via, fuori da quella casa infernale dove avevano organizzato una impossibile cena a quattro: “Come Ollie dear! Let's go to the Ambassador! Where we can get something good to eat!” (e subito in risposta da Ollio-donna proviene un bel: “I hope you choke!”). Il titolo del pezzo e una parte del testo viene proprio da qui.
La seconda fonte cui guardai è il pezzo Life Is White del secondo bellissimo album dei Big Star: “Your life is white, and I don't think I like you hanging around”.
E infine, mi rivolsi alla canzone malinconica per eccellenza, che ben si adattava alla mia situazione in quel momento, ovvero There Is A Light That Never Goes Out degli Smiths, una band a cui sono grato per tanti motivi. Ecco, in questa canzone era già stato detto (e pure molto bene) ciò che avrei voluto esprimere, ma che per vari motivi non riuscivo a fare: “Take me out tonight, cause I want to see people and I want to see lights”.
Unendo insieme questi tre elementi che, forse con un'interpretazione un po' forzata, mi sembrava a posteriori parlassero sostanzialmente della stessa cosa, è nata Ambassador.
Insomma, è andata che in quel momento del 2012, in cui non stavo granché e non sapevo bene come dirlo, ho preferito usare le bellissime parole di qualcun altro.
Friends, Everywhere by Costa Brava - limited C30 black cassette out now on More Letters Records
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