Una parte del nostro cuore deve essere corsa a chiudersi nella proverbiale cameretta intorno al 1995, più o meno nello stesso momento in cui la Sarah Records si prendeva un giorno "for destroying things". Da allora non ha più voluto uscire. Noi abbiamo stretto i pugni e siamo andati avanti, per sempre incompleti, cercando di convincerci che certi nuovi dischi erano importanti, anche dopo di allora. Era vero, ed è vero. Ogni tanto, però, torniamo ad appoggiare la mano su quella porta, chiudiamo gli occhi e ascoltiamo la musica che arriva attutita dall'altra parte: è un suono che riconosciamo e che ci appartiene ancora.
È un suono molto simile a quello che si trova dentro Last, l'album di debutto degli Earache, duo di Canberra formato da Gemma Nourse (No Stars, Shopgirl) e David Fenderson (Territory, Sob Story). Chitarra, basso e drum machine, due voci colme di tenerezza e solitudine che si rincorrono lungo otto scarne canzoni. Timidezza e passione, parole sussurrate e subito seppellite dai feedback, la noia di quell'età e uno speciale superpotere che ti fa sognare a occhi aperti come nessuno. Gli Earache suonano una specie di post-punk introspettivo, da cameretta, appunto, che "si guarda le scarpe" ma indovina anche tutte le melodie che ti abbracciano. Forse devono ancora imparare a elaborare un po' più a fondo le loro idee, a rendere più solide certe strutture: ma intanto, il loro esile indiepop ti ha già conquistato, e sai già che conquisterà anche quel vecchio cuore nascosto e in ascolto dietro la porta.
Commenti