"Pop songs straight from the foul rag and bone shop of the heart": è il motto che i Très Oui hanno messo in alto sul loro Bandcamp. Se in mezzo agli stracci e ai brandelli è compreso anche qualche lembo di malinconia, potresti prenderla come una definizione valida per quasi tutto l'indiepop. Del resto, i Très Oui se ne intendono: Nate Cardaci aveva formato la band dopo la sua precedente esperienza come frontman dei Literature, i cui due dischi usciti per Slumberland qui a polaroid abbiamo suonato in lungo e in largo. Dopo l'EP di debutto dell'anno scorso, è arrivato finalmente primo album vero e proprio, Poised To Flourish, dieci tracce praticamente impeccabili.
Con la collaborazione di un paio di altri ex Literature, Steven Garcia e Seth Whaland, e con l'aggiunta di una buona dose synth (decisivi per il cambio di suono dei Très Ouoi rispetto al passato), Cardaci è riuscito a condensare in questo disco un'idea di pop che riesce a essere al tempo stesso scanzonato e da festa (vedi il singolo Séance o l'apertura in quarta di Looking For, che ci potremmo aspettare dai Pains Of Being Pure At Heart più scanzonati), ma anche introspettivo e dolce (come in One Track, con arrangiamenti di fiati Eighties che mi fanno tornare in mente addirittura certi Hall & Oates, o come in Alex To The Right, che si dissolve come giovani Vampire Weekend).
Dai tempi dei Literature, alcuni spigoli si sono smussati, e se a volte sento la mancanza dell'irruenza di quelle vecchie chitarre, dentro Poised To Flourish riesce praticamente sempre alla perfezione il gioco di combinare leggeri innesti sintetici sopra classici suoni "jangling", con un risultato abbastanza "fuori dal tempo". Nelle recensioni dei Très Oui si fanno spesso i nomi di Prefab Sprout, Atzec Camera, Orange Juice e Smiths: forse non siamo ancora a quei livelli, ma sono pronto a scommettere che quest'anno non saranno molte le uscite indiepop a suonare divertenti, colorate e accurate come questo energico e tenace disco.
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