Nello stesso giorno in cui indossavo una maglietta di Frankie Cosmos e la inzuppavo allegro dentro il più provvidenziale dei temporali estivi, attraversando di corsa la città in bici, felice come un bambino, scoprivo che proprio Frankie Cosmos aveva messo in piedi un nuovo side project e, cosa ancora più esaltante, che è meraviglioso!
Si chiamano Lexie e vedono la nostra super Greta Kline insieme al chitarrista e al batterista provenienti dai Warehouse (rispettivamente Alex Bailey e Doug Bleichner), band post-punk di Atlanta pubblicata dalla Bayonet Records dei Beach Fossils, nonché casa della stessa Frankie. Per scrupolo, i Warehouse sono anche andato a riascoltarmeli (avevo un vaghissimo ricordo urlante dell'esordio Tesseract del 2015): spigolosi e abrasivi tra Wire e Sonic Youth, quanto di più lontano dalla delicata poesia twee dei Lexie.
Ha da poco visto la luce l'esordio Record Time! e mi ci sono buttato dentro con il cuore traboccante di speranze. Greta raccoglimi e consolami, e parliamo un po' mentre andiamo in bici e facciamo battute brillanti, e fammi sentire che quest'estate e questa vita non mi hanno lasciato stupido del tutto. Dopo l'iniziale Blood Boils, forse la canzone qui più affine alla precedente produzione di Frankie Cosmos, credevo che non ci sarebbero state troppe sorprese. Invece, a mano a mano che la scaletta si srotolava rapida (otto canzoni in appena un quarto d'ora) cominciavo a rendermi conto di qualcosa che mi stava facendo entusiasmare come poche altre volte negli ultimi tempi. La struttura irregolare dei pezzi, il tono di certe strofe, tra l'agrodolce e il surreale, e soprattutto le parti cantate da Bailey, mi stavano facendo tornare in mente... non può essere, proprio loro: i Pants Yell!
Sì, forse è ora di ammetterlo a me stesso: nonostante tutto, nonostante sia sempre più una lotta contro il tempo, il buon senso e i mulini a vento, uno dei motivi principali per cui continuo ad ascoltare musica è per trovare qualcuno che sappia farmi emozionare come facevano i Pants Yell, qualcuno che sappia portare avanti quell'idea di musica fragile eppure ostinata, nervosa e piena di grazia al tempo stesso. L'asciuttezza del tratto dei Pants Yell trova per me un'eco, forse inconsapevole (chissà), dentro queste canzoni dei Lexie. La ritrovo in versi micidiali tipo "did you even notice the way that I'm hopeless / to long for a feeling is better than nothing" (Home For A Minute); in battute che sembrano già citazioni dai dialoghi di qualche prossima serie: "yea I know we met and it's not like me to forget but if I haven't said so / yet let me say something I'll regret" (Youngster); in quello humour dai risvolti sempre un po' lugubri: "graveyards are pretty in the sun / it's ok that someday I will be in one"; o in sentenze inappellabili come "I believe in love / I don't believe in us" (In Us, forse una delle più belle canzoni cantate da Greta in tutta la sua carriera). Jangling guitars puntuali e discrete, melodie che restano sospese a mezz'aria, quegli scambi eleganti tra voce maschile e voce femminile, una generale aria di frugalità e semplicità che però arriva sempre a cogliere il segno: i Lexie possiedono praticamente tutto quello che amo e cerco e, nonostante tutto, continuo a cercare nell'indiepop.
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