Bondi's Dead, il singolo che anticipa e apre Sister Sister, quarto album degli australiani Lower Plenty, è un maledetto tranello. Credi di tuffarti in un placido mare di dolewave, chitarre polverose e melodie languide alla Real Estate (o magari Twerps, se vogliamo restare da quelle parti). Invece è come se quella canzone fosse l'ultimo momento di quieta serenità prima di una scaletta che trabocca malinconia e rimpianti. Da lì è tutta una discesa, una frana. La musica sembra sfaldarsi tra le mani dei Lower Plenty, le loro voci sono il lamento della fine dei pomeriggi che non ricordi più. Folk rock scarno e asciutto, trafitto ogni tanto da un violino, e la sensazione via via più netta di avere perso qualcosa per strada, o di avere esagerato con i bicchieri. Mal di testa, nomi confusi, un imbrunire che non sembra risolversi mai. Come stia assieme questo disco è un miracolo che continua ad affascinarmi, lo ascolto a ripetizione ed è come vedere un incidente al rallentatore proprio davanti a te. Merito della lunga esperienza dei musicisti coinvolti. Si più dire infatti che i Lower Plenty siano una specie di supergruppo della scena di Melbourne: Al Montfort (già nei Dick Diver, Total Control, The UV Race), Sarah Heyward (The Focus), Jensen Tjhung (Deaf Wish, Exhaustion), and Daniel Twomey (Deaf Wish). Il comunicato che li presenta ci tiene a sottolineare "they meet rarely, in the down time between tours or jobs. Rumor has it they gather around a kitchen table, write and record on the spot, and call it quits for another year". Non so cosa darei per passare un weekend intorno a quel tavolo insieme a loro.
Lower Plenty - Bondi's Dead
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