Felicità a piene mani, bracciate di felicità, il petto e il cuore colmi, carichi come mai prima, tracimano in un sorriso che quasi non riesce a contenerla tutta, la luce di questa felicità.
Bowl Of Plums, il nuovo disco di Ben Seretan, ha il suono di un abbraccio fraterno, di quelli che ti porti dentro e che durano una vita. L'album precedente, una rivelazione fenomenale, si raccoglieva sotto il motto "ecstatic joy". Il mondo in cui ti trasportava aveva le forme dell'incanto, intrecci di chitarre liberi come jazz, psichedelici e spirituali al tempo stesso. Quello era un ascolto che in qualche modo sconfinava nella levitazione.
Bowl Of Plums mi racconta una serenità diversa, più fisica e concreta già a partire dal titolo. C'è un frutto succoso pronto da cogliere, c'è una pienezza che può essere avvertita sulla pelle, calda e viva. Un piacere intimo e domestico. È una liberazione travolgente: "I’m so happy I could cry". Ben Seretan si lascia andare a parlare tantissimo in prima persona, anzi lo fa quasi sempre, a differenza del lavoro precedente: "I'd like someone's arms around me now / Tell me that I'm pretty, that my mouth is soft". La musica lo segue: le strutture delle canzoni sono più piene, basso e batteria accompagnano incalzanti quasi sempre i voli della chitarra. L'acme è raggiunto in Cottonwood Tree, così potente e infuocata che potrebbe essere uscita dal catalogo Constellation. Addirittura il pianoforte e un sassofono (trascinante, per esempio, in My Lucky Stars, raggiante e super Seventies) intervengono spesso a colorare e addolcire la scrittura.
Ma gli intrecci quasi matematici che sorreggono questa musica passano in secondo piano rispetto alla gioia pura, alla sincerità dei sentimenti che si sprigiona da queste canzoni. Ben Seretan è capace di diffondere felicità in maniera smisurata, e questa volta ti mostra che la felicità può trovarsi anche in un vaso di frutta. Prendi un morso di questo disco, è buonissimo.
Ben Seretan - Bowl Of Plums
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