"Why am I careless with the one thing I care about?": è la domanda di una vita, non mi importa che la stia cantando un ragazzino di diciassette anni. Appena una canzone prima aveva tentato maldestre rassicurazioni: "I don't care about much, but one of the things I care about is you". Difficile tirare le somme: "I'm up to anything", almeno fino a quando "I'm not feeling up to anything, I'm nothing, nowhere, all over again". Sono tutto qui, in questa primavera dai cambi d'umore repentini, in queste note sgraziate, in queste insicurezze sfrontate ("I always feel so lame"), nella vacillante bellezza adolescente della musica dei Goon Sax.
Non sopporterò quelli che diranno che questo è "soltanto un disco da 7 su Pitchfork", e che sono soltanto "la band del figlio di Robert Forster dei Go-Betweens". Chi se ne frega, lo sapevamo. Non basta a togliere di mezzo che il suono dei Goon Sax è la voce di un desiderio forte, sincero, disarmante: “I need a boyfriend, or just anything real" (Boyfriend). La franchezza delle loro parole batte ogni facile sarcasmo: "What are you thinking is all I think about at night" (Home Haircuts). L'insoddisfazione per la propria vita ("I'm making the worst of a bad situation") e al tempo stesso la chiara consapevolezza che esporla nella maniera più essenziale e diretta può anche non risolvere nulla: "You don't have to hold my sweaty hands, I completely understand" (Sweaty Hands). Alla fine, l'interrogativo su cui tornerò resterà sempre lo stesso: "why don't you look at me the way I look at you?" (Susan).
Dentro Up To Anything ci sono le stesse jangling guitars scarne e gli stessi ritornelli irresistibili di colleghi australiani appena più vecchi: Twerps, Dick Diver, Totally Mild, Ocean Party. L'eredità di band importanti come Clean, Pastels, Chills, Television Personalities (tanto per citare i nomi più evidenti) è trattata con assoluta confidenza, perché non è quello il punto. Come ha scritto Everett True sul Guardian, "it is a deceptively difficult trick, to capture the humanity and irregularities of music in a way that does not feel cloying". I Goon Sax non si fermano qui: ti fanno entrare nel loro garage, si fermano a parlare con te, ti raccontano tutto di loro e della loro vita, e cosa importa se alla fine di tutto la conclusione sarà ancora "I had ice cream on my own"? Questa felicità a bassa fedeltà è ancora tutta da costruire.
Up To Anything
Sometimes Accidentally
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