«Before the internet era transformed music, the main cultural capital possessed by the critic was access to free records—especially at the moment when the Spin Guide was written, when those records were now CDs and they cost quite a bit of money. When your ability to rummage and check things out was very limited if you didn’t get things for free, the critic became an intermediary for the public and in particular had a real role in helping lift someone from obscurity to semi-obscurity [laughs].
[...]
These days, obviously a critic never influences a purchase, really—that’s not super-relevant. What a critic does now is much more akin to what Pauline Kael’s movie reviews used to be: she would write about movies that people knew they wanted to see, and they read her much like they wanted to talk after seeing the movie; they read her in the spirit of keeping a conversation going about something, not about the decision whether or not to have an experience. These days—and I think my wife, Ann Powers, is very much a prominent example of this—the ability of the critic to be the conduit of conversation for an audience that wants to have a conversation matters at least as much as being a force for the discovery of new artists, or the defining of new genres, or the celebrating of particular undergrounds.»
"Our Criticism Could Be Your Life: The Spin Alternative Record Guide, Twenty Years Later" - Jay Aquinas Thompson interviews Eric Weisbard
Questo pezzo mi piace così tanto che non saprei nemmeno da che parte cominciare a "commentarlo" (non che ce ne sia bisogno, poi). Voglio solo appuntarmi qui una delle cose che mi sembrano più interessanti di questa intervista: la semplicità, la naturalezza, con cui Weisbard espone la tesi secondo cui una generazione della critica (e quindi uno stile di ragionamento, un canone di riferimenti, una serie di piattaforme attraverso cui la critica si è espressa) succede nel tempo a un'altra. Le causa e le conseguenze di questo ricambio generazionale si presentano intrecciate (quel "keep a conversation going"): epoche nuove scelgono opere nuove, e nuovi modi di rapportarsi a opere del passato; però, contemporaneamente, sono anche le opere a dare forma a discorsi nuovi intorno ad esse.
Sembra tutto molto risaputo, noioso e teorico, ma in fondo è la chiave attraverso cui oggi possiamo intenderci, per esempio, se diciamo "Ah, senti come questo disco suona bello Anni Novanta". In realtà, stiamo dando per sottinteso (più o meno consapevole) un processo che ha portato alla creazione di un volume quello pubblicato da Spin. E questo è soltanto uno dei mille casi di cui potremmo parlare. Lo so: la critica come conversazione è un'immagine romantica e ingenua, poco attuale, e che sembra non tenere conto del mercato. Eppure se la togliamo di mezzo, non so proprio con cosa potremmo sostituirla.
Commenti