Ceremony fu una delle ultime canzoni scritte dai Joy Division. La suonarono dal vivo una sola volta, alla Birmingham University, in quello che divenne il loro ultimo concerto, poi pubblicato nella compilation Still del 1981. Dopo la morte di Ian Curtis, Ceremony divenne il primo singolo dei New Order, e da allora ha avuto svariate e illustri cover: Radiohead, Xiu Xiu, Chromatics e Galaxie 500, per citarne alcune. L'ultima che ho sentito è opera di Day Wave, ovvero Jackson Philips, giovane cantautore di Oakland. Day Wave ha publicato quest'estate un EP dal titolo Headcase (streaming integrale su Soundcloud) e lo si può tranquillamente inserire in quella generazione di band post Wild Nothing / The Drums, che prendono un'idea di musica di origine post-punk e la fanno diventare un suono da bedroom-pop. In teoria questa è "roba per me", e infatti le sue canzoni mi piacciono, le trovo piacevoli, ben confezionate, e dopo averne ascoltate tre o quattro torno a vedere sullo schermo il nome per ricordarmi come si chiama, e poi dico ah certo, Day Wave, molto carino. Il fatto è che questa cover, nel suo essere tutto sommato fedele e diligente, finisce per essere una chiave utile a decifrare tutta la sua musica (e forse buona parte di questa musica). Chiamando in causa i Joy Division in questa maniera è come se si passasse dalla tragedia di un suicidio a una fastidiosa emicrania, per dare un'idea delle proporzioni. Non c'è niente di sbagliato in questa cover, né in Headcase, e nemmeno nel nuovo singolo Come Home Now. Anzi. Ma è come se mi mancasse qualcosa di ruvido a cui aggrapparmi, un graffio, uno spigolo su cui fare presa. E tutto scivola, carino, forse un po' pallido ma molto curato, molto in ordine. Con una composta puntualità, quella che è mancata ai Joy Division.
Day Wave - Nothing At All
Day Wave - Ceremony (Joy Division cover)
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