La sparizione dei negozi di dischi, tra le altre cose, può privarti anche di quei piccoli piaceri fortuiti, tipo prendere in mano un disco, restarne stregato e letteralmente non sapere se è uscito tre oppure trent'anni prima. Ti guardi intorno tra gli scaffali, come se potessero suggerirti indizi, controlli di nuovo il bordo di cartone appena consumato della copertina, cerchi qualche informazione tra le note sul retro. Ecco, prendere in mano il vinile di Pear, il primo album di Danny James ti può lasciare disorientato. In effetti, è di tre anni fa: era uscito in cassetta su Burger Records e ora è stato ristampato, ma a tutti gli effetti sembra arrivare direttamente dalla metà degli Anni Settanta. Rock & Roll che prima si mescola al Funky e un attimo dopo si colora di lustrini Glam. Ballate zuccherose che immagini cantate da un giovane Elton John al pianoforte bianco, e poi cori grandiosi che rivelano influenze fuori dal tempo e dalle mode tipo Sparks, Sweet o ELO. C'è una compiaciuta pomposità in queste canzoni, momenti veramente da musical come That's Not The Plan, ma la band di Oakland sa dosare il "semplice" recupero di un immaginario tutto da rivalutare con quello che suona come sincero divertimento e un'ottima capacità di scrivere micidiali singoli (Tightlipped) per juke-box che non esistono più.
Danny James - Guantanamo Baby
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