Oggi mi sono imbattuto in due interviste davvero belle a due "veterani" della scena indipendente italiana. Due persone provenienti da due mondi diversi, seppure vicini, e con percorsi diversi. Ma quello di cui parlano ha qualcosa in comune: racconta una dedizione e una passione che si fanno lavoro quotidiano, che soprattutto riescono a darsi un obiettivo non banale, non soltanto personale, e che alla fine diventano una vera e propria etica. Prendetevi un quarto d'ora per leggerle, ne vale la pena.
«Insieme ad Enrico de LeTormenta scrivevamo EP, classica fanza hc punk animalista e sxe, incentrata su quello che c'era in Italia. Abbiamo fatto 3 numeri tra il 1998 e il 2000. Il primo era interamente battuto a macchina da scrivere. Ho dei ricordi meravigliosi di quel periodo, andavo a casa di Enrico dopo la scuola e gli dettavo i miei pezzi scritti la mattina durante le lezioni, perché lui era più veloce a battere. Passavamo un sacco di tempo in copisteria a fotocopiare e poi sua madre ci assemblava le pagine con la macchina da cucire. EP era l'unica fanza cucita a filo, ne andavamo molto fieri.»- Michele Camorani (Serimal / Havah / La Quiete / Raein...) intervistato da Marco Pasini su Forthekidsxxx
«I musicisti e le band di talento in questo paese ci sono sempre stati. E non è vero che qui non c'è una cultura rock: questa è una cazzata che sento troppo spesso. In Italia una cultura rock c'è eccome, solo che non è nazional-popolare e neppure accademica: è una cultura minoritaria, per carbonari. Non è una cultura di massa e neppure una cultura d'élite da far piovere dall'alto. Perché in questo paese funziona così: c'è la discarica culturale nazional popolare oppure la cultura "alta" da guardare con un certo timore [...]. Un fenomeno di cultura popolare stratificato come quello del rock and roll e delle sue derivazioni è incomprensibile da questo paese, o perlomeno non a livello di massa.»- Ferruccio Quercetti (CUT!/ Ferro Solo) intervistato da Tony "Face" Baciocchi
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