Poche altre band potrebbero cominciare una canzone con un verso come "There is too much salt on these crackers!" e cavarsela bene. Ma la scrittura dei Wave Pictures ormai ha raggiunto una sintesi così nitida di semplicità e accuratezza, una poesia composta in parti uguali di magia e oggetti quotidiani, che penso si possano permettere licenze di ogni genere.
Long Black Cars è il quarto album in tre anni (ancora una volta su Moshi Moshi), senza contare i precedenti sette o otto autoprodotti, i progetti paralleli e le collaborazioni. Davvero diventa quasi superfluo scriverne e parlarne ancora, e infatti non mi pare di avere visto in giro recensioni memorabili. Meglio le interviste, o meglio ancora prendersi il libretto dei testi che accompagna il disco e leggerselo come una piccola raccolta di racconti. Quel "A pirate on a pirate ship throws confetti to the wind" della title track è un attacco fulminante, degno di qualche ingegnoso scrittore sudamericano, mentre il ritratto dell'uomo allo specchio che si fa la barba cantando felice, nonostante la sua vita vada a rotoli, è quasi carveriano (Cut Them Down In The Process). La lettera d'amore Never Go Home Again o la figura della disoccupata Tessa Buckman sono commoventi.
Detto questo, non vorrei far sembrare l'aspetto musicale secondario. Certo la formula chitarra basso e batteria in questo lavoro resta sempre molto scarna, e l'obiettivo è stato perseguito dai Wave Pictures consapevolmente, comprimendo le registrazioni in quattro giorni. Ma ciò non impedisce alla band britannica di suonare dylaniana (vedi gli inserti di armonica di Hoops) o richmaniana (Give Me A Second Chance) in maniera formidabile, entusiasmante. E come forse ho già detto, David Tattersall è una delle poche persone al mondo capace di farmi sopportare un assolo di chitarra di cinque minuti (per non parlare della sua voce scintillante), per cui benvengano anche tutte le influenze blues che Long Black Cars mette in primo piano forse più di altri album. Non ce n'era bisogno, ma comunque una grande conferma.
(mp3) The Wave Pictures - Long Black Cars
Long Black Cars è il quarto album in tre anni (ancora una volta su Moshi Moshi), senza contare i precedenti sette o otto autoprodotti, i progetti paralleli e le collaborazioni. Davvero diventa quasi superfluo scriverne e parlarne ancora, e infatti non mi pare di avere visto in giro recensioni memorabili. Meglio le interviste, o meglio ancora prendersi il libretto dei testi che accompagna il disco e leggerselo come una piccola raccolta di racconti. Quel "A pirate on a pirate ship throws confetti to the wind" della title track è un attacco fulminante, degno di qualche ingegnoso scrittore sudamericano, mentre il ritratto dell'uomo allo specchio che si fa la barba cantando felice, nonostante la sua vita vada a rotoli, è quasi carveriano (Cut Them Down In The Process). La lettera d'amore Never Go Home Again o la figura della disoccupata Tessa Buckman sono commoventi.
Detto questo, non vorrei far sembrare l'aspetto musicale secondario. Certo la formula chitarra basso e batteria in questo lavoro resta sempre molto scarna, e l'obiettivo è stato perseguito dai Wave Pictures consapevolmente, comprimendo le registrazioni in quattro giorni. Ma ciò non impedisce alla band britannica di suonare dylaniana (vedi gli inserti di armonica di Hoops) o richmaniana (Give Me A Second Chance) in maniera formidabile, entusiasmante. E come forse ho già detto, David Tattersall è una delle poche persone al mondo capace di farmi sopportare un assolo di chitarra di cinque minuti (per non parlare della sua voce scintillante), per cui benvengano anche tutte le influenze blues che Long Black Cars mette in primo piano forse più di altri album. Non ce n'era bisogno, ma comunque una grande conferma.
(mp3) The Wave Pictures - Long Black Cars
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