Sono tornato ad ascoltare con più attenzione Port Of Morrow, il nuovo album degli Shins, dopo che avevo letto due recensioni del tutto simmetriche su Pitchfork e su Popmatters: 8.4 per il primo, meno della metà per il secondo (se vi piace la sintesi dei voti ai dischi); Pitchfork insiste sul ruolo dei collaboratori del musicista, Popmatters sostiene che "on Port of Morrow, the Shins basically are James Mercer"; secondo Pitchfork questo è "one of 2012's best-sounding records thus far", Popmatters afferma che si tratta di "an album that feels, well, awfully produced"; e infine per quanto riguarda i testi, nonostante entrambi ne riconoscano il tono più cupo, Pitchofork attribuisce a Mercer "a knack for writing beautiful words that don't need to mean anything in particular", mentre Popmatters replica che "the darkness is out there, but Mercer seems to be pointing to it without ever describing it, let alone saying anything about it".
E noi, come si suol dire, nel mezzo, ad aspettare quella mattina d'inizio primavera, ancora fresca ma già piena di sole, in cui ritrovarci finalmente dentro questo disco nelle cuffie, in cui camminare e alzare lo sguardo al cielo terso e aperto, e riconoscere che qualcosa combacia, fosse anche soltanto il nostro passo tra le canzoni.
Il mio problema con Port Of Morrow (capirai che problema, eh) era stata la scaletta. Mi sembra che The Rifle's Spiral sia un attacco "pesante", troppo tortuoso - per quanto la tortuosità sia stato sempre un elemento che ha contraddistinto gli Shins, e il successivo singolo Simple Song non mi aveva mai davvero preso. Le cose cominciano ad andare meglio con la quasi beatlesiana It's Only Life ("The things they taught you, they're lining up to haunt you"), e ingranano del tutto con la distesa September ("It's not that the darkness can't touch our lives, I know it will in time").
Il folk pop degli Shins può sembrare ormai fuori dal tempo e dalle mode "indie", ma chi presta attenzione si lascerà catturare dalla voglia di raccontare e catturare che passa attraverso queste canzoni sempre un filo troppo elaborate, o almeno in apparenza. I primi due versi della magnifica For A Fool mi sembra riassumano un po' tutto l'umore del disco: "Young and bright / But now just a dim light". La cronaca di una disillusione come sinonimo di maturità, per quanto mitigata dalla coscienza e dall'esperienza, sembra congeniale a Mercer. E se vuoi alleggerire tutto accorgiti sorridendo che puoi canticchiare The Joker di Steve Miller sopra un bel po' delle canzoni, e lo dico con affetto.
In conclusione, sono contento di essere tornato sopra questo disco, che sembra fatto apposta per essere accantonato in fretta. E invece racchiude molto.
Un'ultima nota: quasi nessuna recensione si risparmia poco simpatiche citazioni di Natalie Portman e Zach Braff (NME è il peggiore di tutti). Sarebbe il 2012: di fronte a un disco così, comunque la si pensi, direi anche basta.
(mp3) The Shins - September
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