Sottotitolo: "Here Before"
Ho sentito parlare per la prima volta dei Feelies abbastanza tardi, all'epoca del primo disco degli Strokes. Tirarli in ballo nelle recensioni di Is This It c'entrava fino a un certo punto, ma dava comunque un po' di prestigio meno scontato a tutta la faccenda. Ogni generazione si appropria di nuovo del passato e a modo proprio lo riscopre, e chi ha già visto quel film non può farci niente, magari sorride se sente i più giovani imparare a dire C86 oppure "part time punks", ma siamo stati così tutti, non ci sono maestri. Allora, una decina d'anni fa o poco più, mentre i negozi di dischi cominciavano a scomparire, facemmo scorta di tutti quei Velvet Underground, Stooges, Television, Blondie e Talking Heads in nice price, e si rivelarono preziosi.
Salto in avanti, febbraio 2011: il nuovo singolo degli Strokes, Under Cover of Darkness, è nella nostra vita ormai da ventiquattr'ore. Cosa ne pensiamo? Come stiamo? Cosa succederà adesso? Mettiamo giga di musica sul desktop ogni giorno, eppure è curioso leggere in giro tutti questi interrogativi, come se da quei 3 minuti e 55 secondi dipendesse chissà cosa. Nonostante (o per fortuna, visto il mediocre risultato) siano passati cinque anni dal loro ultimo album, e nonostante possano stare antipaticissimi per mille validi motivi, gli Strokes godono ancora di un credito quasi senza limiti. Il calcio d'avvio che hanno dato all'ingolfato decennio scorso è qualcosa di cui ancora gli siamo riconoscenti.
Under Cover of Darkness parte bene, il riff di chitarra e il ritmo sono quelli giusti, ma la voce di Casablancas non è quella del solito crooner, la melodia fa note troppo lunghe che lui regge poco, e non ha i soliti filtri che mi piacevano tanto. Soprattutto, nonostante sia da mettere nella stessa cartella di Last Nite, non sembra per ora appiccicarsi addosso come Last Nite, tutto qui. Per il resto è un'ottima canzone rock, si può ballare, ha pure un assolo bello Seventies, e quando ci sono i cori guadagna in robustezza. Butto lì i miei due cents: l'album sarà meno peggio di quel che io stesso temo, e alla fine gli vorrò bene uguale.
Ma la cosa che mi ha colpito più di tutte è stata che questa canzone uscisse negli stessi giorni del nuovo singolo dei Feelies. Shoud Be Gone anticipa il nuovo album, intitolato guarda caso Here Before, ed è il primo materiale nuovo da 19 anni a questa parte che i Feelies mettono assieme. Shoud Be Gone ha un umore molto sereno e rilassato, anche se va veloce. E la cosa è abbastanza notevole, se pensiamo che il loro marchio di fabbrica era proprio il frenetico e spigoloso nervosismo. Qui mi piace tantissimo questa mancanza di esitazioni. Ha una grazia da Go-Betweens, qualcosa di maturo, all'apparenza semplice ma inattaccabile. Fila via in un attimo, strofa ritornello cori e bridge, e vince. Dite quel che volete, REM, Teenage Fanclub, ok ok, ma vince. "Trying to recall / What was so great".
(mp3): The Strokes - Under Cover of Darkness
(mp3): The Feelies - Should Be Gone
Ho sentito parlare per la prima volta dei Feelies abbastanza tardi, all'epoca del primo disco degli Strokes. Tirarli in ballo nelle recensioni di Is This It c'entrava fino a un certo punto, ma dava comunque un po' di prestigio meno scontato a tutta la faccenda. Ogni generazione si appropria di nuovo del passato e a modo proprio lo riscopre, e chi ha già visto quel film non può farci niente, magari sorride se sente i più giovani imparare a dire C86 oppure "part time punks", ma siamo stati così tutti, non ci sono maestri. Allora, una decina d'anni fa o poco più, mentre i negozi di dischi cominciavano a scomparire, facemmo scorta di tutti quei Velvet Underground, Stooges, Television, Blondie e Talking Heads in nice price, e si rivelarono preziosi.
Salto in avanti, febbraio 2011: il nuovo singolo degli Strokes, Under Cover of Darkness, è nella nostra vita ormai da ventiquattr'ore. Cosa ne pensiamo? Come stiamo? Cosa succederà adesso? Mettiamo giga di musica sul desktop ogni giorno, eppure è curioso leggere in giro tutti questi interrogativi, come se da quei 3 minuti e 55 secondi dipendesse chissà cosa. Nonostante (o per fortuna, visto il mediocre risultato) siano passati cinque anni dal loro ultimo album, e nonostante possano stare antipaticissimi per mille validi motivi, gli Strokes godono ancora di un credito quasi senza limiti. Il calcio d'avvio che hanno dato all'ingolfato decennio scorso è qualcosa di cui ancora gli siamo riconoscenti.
Under Cover of Darkness parte bene, il riff di chitarra e il ritmo sono quelli giusti, ma la voce di Casablancas non è quella del solito crooner, la melodia fa note troppo lunghe che lui regge poco, e non ha i soliti filtri che mi piacevano tanto. Soprattutto, nonostante sia da mettere nella stessa cartella di Last Nite, non sembra per ora appiccicarsi addosso come Last Nite, tutto qui. Per il resto è un'ottima canzone rock, si può ballare, ha pure un assolo bello Seventies, e quando ci sono i cori guadagna in robustezza. Butto lì i miei due cents: l'album sarà meno peggio di quel che io stesso temo, e alla fine gli vorrò bene uguale.
Ma la cosa che mi ha colpito più di tutte è stata che questa canzone uscisse negli stessi giorni del nuovo singolo dei Feelies. Shoud Be Gone anticipa il nuovo album, intitolato guarda caso Here Before, ed è il primo materiale nuovo da 19 anni a questa parte che i Feelies mettono assieme. Shoud Be Gone ha un umore molto sereno e rilassato, anche se va veloce. E la cosa è abbastanza notevole, se pensiamo che il loro marchio di fabbrica era proprio il frenetico e spigoloso nervosismo. Qui mi piace tantissimo questa mancanza di esitazioni. Ha una grazia da Go-Betweens, qualcosa di maturo, all'apparenza semplice ma inattaccabile. Fila via in un attimo, strofa ritornello cori e bridge, e vince. Dite quel che volete, REM, Teenage Fanclub, ok ok, ma vince. "Trying to recall / What was so great".
(mp3): The Strokes - Under Cover of Darkness
(mp3): The Feelies - Should Be Gone
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