The Walkmen - uomini in cammino
In questi giorni cammino lungo sentieri di montagna. Niente scalate, vado in giro a piedi per boschi e rifugi, fin dove riesco ad arrivare con il mio non molto fiato. Mi capita spesso di incrociare questi corridori d’alta quota che sfrecciano tra sassi e alberi, con scarponi super tecnici, elmetti e piccoli zaini allacciati alla schiena. Corrono e saltano per tutta la montagna, su per le rampe più ardue, lungo le più ripide discese (non so se sia questo lo skyrunning di cui ho visto qualche locandina), e mi sembrano davvero molto spericolati ma molto bravi.
Devo però dire anche che non li capisco. L’arrivo e la velocità in questa situazione mi sembrano secondari. Il vero motivo per farsi tutta la fatica di raggiungere qualche passo o malga un migliaio di metri più in alto per me sta in quel fermarsi ogni tanto e sollevare lo sguardo sulle enormi cime che ci sovrastano, sulle nuvole che a poco a poco le avvolgono, sul cielo che da queste parti cambia in fretta. Oppure nel voltarsi a considerare i boschi di sotto, la forma delle valli da un più elevato punto di vista, sentire soltanto il proprio respiro e magari quello di chi fa la strada insieme a noi. Decisamente, non sono un uomo di montagna.
In questa stagione qualcosa di simile mi succede con la musica. Non ho voglia di correre, trascuro molti aggiornamenti e cerco piuttosto di fare in modo che il paesaggio si distenda. Lisbon, il nuovo disco dei Walkmen, non è certo un sentiero impervio: la band di Brooklyn scrive un rock che potremmo definire “classico”, forse vintage, e accostare al suondo di altri nomi come National o Grizzly Bear. I riferimenti più citati sono senza dubbio quelli di Springsteen, Dylan ed Elvis.
Ma nonostante le canzoni si trovassero in giro da un po' di tempo, questo non è un disco che richiede fretta. Basta ascoltarlo al giusto passo per sentirci qualcosa di più e lasciarsi trascinare dal suo spirito di celebrazione, dalla sua luce solenne. Anche quando la voce roca di Hamilton Leithauser, nell'apertura di Juveniles, canta "it's a tragedy" tutto ha l'aria del contrario di una caduta. Stranded fa sfilare ottoni da banda, e Angela Surf City dichiara con lo sfarzo necessario "Life goes on all around you / Let’s go home happy again".
La musica di Lisbon è, come direbbero in una recensione inglese, "uplifting", parola che racconta in qualche modo un sentimento di sollievo ma che parla anche, in maniera letterale, di spostare verso l'alto. Senza correre, fatevi una bella camminata lungo queste grandiose canzoni.
>>>(mp3): The Walkmen - Juveniles
In questi giorni cammino lungo sentieri di montagna. Niente scalate, vado in giro a piedi per boschi e rifugi, fin dove riesco ad arrivare con il mio non molto fiato. Mi capita spesso di incrociare questi corridori d’alta quota che sfrecciano tra sassi e alberi, con scarponi super tecnici, elmetti e piccoli zaini allacciati alla schiena. Corrono e saltano per tutta la montagna, su per le rampe più ardue, lungo le più ripide discese (non so se sia questo lo skyrunning di cui ho visto qualche locandina), e mi sembrano davvero molto spericolati ma molto bravi.
Devo però dire anche che non li capisco. L’arrivo e la velocità in questa situazione mi sembrano secondari. Il vero motivo per farsi tutta la fatica di raggiungere qualche passo o malga un migliaio di metri più in alto per me sta in quel fermarsi ogni tanto e sollevare lo sguardo sulle enormi cime che ci sovrastano, sulle nuvole che a poco a poco le avvolgono, sul cielo che da queste parti cambia in fretta. Oppure nel voltarsi a considerare i boschi di sotto, la forma delle valli da un più elevato punto di vista, sentire soltanto il proprio respiro e magari quello di chi fa la strada insieme a noi. Decisamente, non sono un uomo di montagna.
In questa stagione qualcosa di simile mi succede con la musica. Non ho voglia di correre, trascuro molti aggiornamenti e cerco piuttosto di fare in modo che il paesaggio si distenda. Lisbon, il nuovo disco dei Walkmen, non è certo un sentiero impervio: la band di Brooklyn scrive un rock che potremmo definire “classico”, forse vintage, e accostare al suondo di altri nomi come National o Grizzly Bear. I riferimenti più citati sono senza dubbio quelli di Springsteen, Dylan ed Elvis.
Ma nonostante le canzoni si trovassero in giro da un po' di tempo, questo non è un disco che richiede fretta. Basta ascoltarlo al giusto passo per sentirci qualcosa di più e lasciarsi trascinare dal suo spirito di celebrazione, dalla sua luce solenne. Anche quando la voce roca di Hamilton Leithauser, nell'apertura di Juveniles, canta "it's a tragedy" tutto ha l'aria del contrario di una caduta. Stranded fa sfilare ottoni da banda, e Angela Surf City dichiara con lo sfarzo necessario "Life goes on all around you / Let’s go home happy again".
La musica di Lisbon è, come direbbero in una recensione inglese, "uplifting", parola che racconta in qualche modo un sentimento di sollievo ma che parla anche, in maniera letterale, di spostare verso l'alto. Senza correre, fatevi una bella camminata lungo queste grandiose canzoni.
>>>(mp3): The Walkmen - Juveniles
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