"I don't know just what I feel, but I feel it all tonight"
Periodo concitato per i Beach Fossils, come si conviene a una giovane band che deve promuovere il proprio album di debutto.
Qualche giorno fa durante un concerto in spiaggia a Long Island il bassista John Pena ha concluso il set scagliando il basso nell'East River. I commenti si sono sprecati come potete immaginare ("Most interesting thing they've done" / "Noise pollution" / "He was trying to make his own beach fossil I guess?") e il Village Voice è poi andato a intervistare il diretto interessato (senza cavarne molto, per la verità).
La band di Brooklyn si è quindi ritrovata senza chitarrista in mezzo a un lungo tour. C'è una email, se volete farvi avanti.
Comunque rimedieranno, anche perché il supporto non sembra mancargli: Pitchfork ha appena pubblicato i video del concerto che i Beach Fossils hanno tenuto nella sede della celebre webzine, durante il famoso "office party" di giugno.
Se volete saperne di più Pitchfork Reviews Reviews (il blog che recensisce le recensione di P4k - se ne è occupato anche il New York Times) ha scritto una cronaca in puro stile gonzo journalism.
Sì, ok, ma la musica?
Le recensioni viste in giro sono più o meno tutte ampiamente sopra la sufficienza, ma si ha quasi l'impressione che nessuno ne voglia parlare troppo male per non perdere il treno dell'hype.
Per quanto mi riguarda, il suono scarno e "disorientato" di Dustin Payseur è perfetto così, nella semplicità e immediatezza dei suoi riff reiterati. Batterie secche, la voce che si perde nei riverberi, ritornelli che vanno e vengono imprevedibili come piccole folate di vento una sera d'estate: tutto contribuisce a sostenere i temi portanti delle canzoni, ovvero l'incertezza, il desiderio di fuga, una certa inerzia dei sentimenti. O se preferite, in altre parole, più "di stagione": giovinezza, vacanze, distanze. Persiste (ed è la cosa più riuscita - finora - della musica dei Beach Fossils) quest'aria di sogno, una visione che non si mette a fuoco, a cui reagire con scatti di laconica impazienza. Per dirla con un suo verso "I don't know just what I feel, but I feel it all tonight".
>>>(mp3): Beach Fossils - Daydream
Periodo concitato per i Beach Fossils, come si conviene a una giovane band che deve promuovere il proprio album di debutto.
Qualche giorno fa durante un concerto in spiaggia a Long Island il bassista John Pena ha concluso il set scagliando il basso nell'East River. I commenti si sono sprecati come potete immaginare ("Most interesting thing they've done" / "Noise pollution" / "He was trying to make his own beach fossil I guess?") e il Village Voice è poi andato a intervistare il diretto interessato (senza cavarne molto, per la verità).
La band di Brooklyn si è quindi ritrovata senza chitarrista in mezzo a un lungo tour. C'è una email, se volete farvi avanti.
Comunque rimedieranno, anche perché il supporto non sembra mancargli: Pitchfork ha appena pubblicato i video del concerto che i Beach Fossils hanno tenuto nella sede della celebre webzine, durante il famoso "office party" di giugno.
Se volete saperne di più Pitchfork Reviews Reviews (il blog che recensisce le recensione di P4k - se ne è occupato anche il New York Times) ha scritto una cronaca in puro stile gonzo journalism.
Sì, ok, ma la musica?
Le recensioni viste in giro sono più o meno tutte ampiamente sopra la sufficienza, ma si ha quasi l'impressione che nessuno ne voglia parlare troppo male per non perdere il treno dell'hype.
Per quanto mi riguarda, il suono scarno e "disorientato" di Dustin Payseur è perfetto così, nella semplicità e immediatezza dei suoi riff reiterati. Batterie secche, la voce che si perde nei riverberi, ritornelli che vanno e vengono imprevedibili come piccole folate di vento una sera d'estate: tutto contribuisce a sostenere i temi portanti delle canzoni, ovvero l'incertezza, il desiderio di fuga, una certa inerzia dei sentimenti. O se preferite, in altre parole, più "di stagione": giovinezza, vacanze, distanze. Persiste (ed è la cosa più riuscita - finora - della musica dei Beach Fossils) quest'aria di sogno, una visione che non si mette a fuoco, a cui reagire con scatti di laconica impazienza. Per dirla con un suo verso "I don't know just what I feel, but I feel it all tonight".
>>>(mp3): Beach Fossils - Daydream
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