In Medias Res
E così chiudo questo 2009 e questo decennio. Di corsa, pensando già ad altro, come quasi tutto ultimamente. Non ho nemmeno avuto tempo di decidere quale sarebbe la mia "classifica dei dischi degli Anni Zero" e un po' mi dispiace. Tutto sommato le classifiche mi divertono ancora, e dal 2000 a oggi grazie alla musica la mia vita è cambiata parecchio.
Lascio quindi solo due ultime note sul blog, poi ci ripenseremo, si dice sempre così. La divertentissima ricapitolazione del Village Voice "The Decade in Music Genre Hype" recupera in tre righe tutto quello che è successo in questi anni, dividendolo comodamente genere per genere. Riciclate le battute a banco una di queste sere.
Invece "The changing sound of the underground" pubblicato sul Guardian da Simon Reynolds, è serissimo e tocca una questione centrale (e che, in scala ridottissima, sta a cuore pure a me): se il mondo della musica si è trasformato in maniera definitiva, dal modo di crearla a quello di procurarsela, con in mezzo una rivoluzione nel modo di distribuirla/commercializzarla, come dobbiamo tenerne conto per giudicare, per orientarci? Sembrano scomparse le distanze (ma poi è davvero così?) e sembrano in via di dissoluzione i vecchi punti cardinali di mainstream e undergound, di nicchia e di popolare, ma non per questo ci si ferma.
Che arrivi questo 2010 allora: Buon Anno Nuovo a tutti.
E così chiudo questo 2009 e questo decennio. Di corsa, pensando già ad altro, come quasi tutto ultimamente. Non ho nemmeno avuto tempo di decidere quale sarebbe la mia "classifica dei dischi degli Anni Zero" e un po' mi dispiace. Tutto sommato le classifiche mi divertono ancora, e dal 2000 a oggi grazie alla musica la mia vita è cambiata parecchio.
Lascio quindi solo due ultime note sul blog, poi ci ripenseremo, si dice sempre così. La divertentissima ricapitolazione del Village Voice "The Decade in Music Genre Hype" recupera in tre righe tutto quello che è successo in questi anni, dividendolo comodamente genere per genere. Riciclate le battute a banco una di queste sere.
Invece "The changing sound of the underground" pubblicato sul Guardian da Simon Reynolds, è serissimo e tocca una questione centrale (e che, in scala ridottissima, sta a cuore pure a me): se il mondo della musica si è trasformato in maniera definitiva, dal modo di crearla a quello di procurarsela, con in mezzo una rivoluzione nel modo di distribuirla/commercializzarla, come dobbiamo tenerne conto per giudicare, per orientarci? Sembrano scomparse le distanze (ma poi è davvero così?) e sembrano in via di dissoluzione i vecchi punti cardinali di mainstream e undergound, di nicchia e di popolare, ma non per questo ci si ferma.
Che arrivi questo 2010 allora: Buon Anno Nuovo a tutti.
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