If You Leave It Alone
Non c'è uno straccio di ritornello nella canzone che apre e dà il titolo all'ultimo album dei Wave Pictures, If You Leave It Alone, una calma ballata quasi dylaniana appena addolcita dagli ottoni.
C'è invece un frigorifero aperto, finestre chiuse, un letto senza cuscino, una testa vuota di pensieri, birra pomodori e latte, ponti bruciati alle spalle, ginocchia, fianchi, dita da baciare, lezioni apprese, parole nere, giorni sprecati e passati che nessuno vuole indietro, e una lacrima.
E la prima lacrima diventa una nota, e la nota si fa canzone.
"Una nuova canzone riesce più dolce, più semplice e più lenta con l'età" canta David Tattersal. Eppure, se tu fossi ancora qui io ti stringerei, e allora forse avrei luce. C'è quindi luce e leggerezza da conquistare, qualcosa che matura lasciando la canzone da sola, appesa dietro la porta.
Altre volte le canzoni lasciate da sole finiscono per dire cose strane, incomprensibili. Il gusto per il nonsense di Tattersal è noto (lo stile da limerick di Bumble Bee), e spesso gli enigmi si accumulano solo per il gusto di sentirli risuonare (Tiny Craters In the Sand, che riecheggia Strange Fruit For David).
Ma è proprio la ripetuta contrapposizione tra la faccia sentimentale (I Thought Of You Again lascia senza fiato) e quella più giocosa, arguta e spensierata a dare colore e forza a tutto questo album.
Meno immediato e "meno Hefner" del precedente Instant Coffee Baby, più denso e misurato, altrettanto formidabile, di una bellezza quasi autunnale che non si mostra e non si consuma in fretta, e che conferma quanto i Wave Pictures siano una delle migliori band di questi anni, e per me tra le più importanti.
>>>(mp3): I Thought Of You Again (live BCB radio session)
>>>(mp3): If You Leave It Alone
>>>(video): If You Leave It Alone
(pic by Pavlunka)
Non c'è uno straccio di ritornello nella canzone che apre e dà il titolo all'ultimo album dei Wave Pictures, If You Leave It Alone, una calma ballata quasi dylaniana appena addolcita dagli ottoni.
C'è invece un frigorifero aperto, finestre chiuse, un letto senza cuscino, una testa vuota di pensieri, birra pomodori e latte, ponti bruciati alle spalle, ginocchia, fianchi, dita da baciare, lezioni apprese, parole nere, giorni sprecati e passati che nessuno vuole indietro, e una lacrima.
E la prima lacrima diventa una nota, e la nota si fa canzone.
"Una nuova canzone riesce più dolce, più semplice e più lenta con l'età" canta David Tattersal. Eppure, se tu fossi ancora qui io ti stringerei, e allora forse avrei luce. C'è quindi luce e leggerezza da conquistare, qualcosa che matura lasciando la canzone da sola, appesa dietro la porta.
Altre volte le canzoni lasciate da sole finiscono per dire cose strane, incomprensibili. Il gusto per il nonsense di Tattersal è noto (lo stile da limerick di Bumble Bee), e spesso gli enigmi si accumulano solo per il gusto di sentirli risuonare (Tiny Craters In the Sand, che riecheggia Strange Fruit For David).
Ma è proprio la ripetuta contrapposizione tra la faccia sentimentale (I Thought Of You Again lascia senza fiato) e quella più giocosa, arguta e spensierata a dare colore e forza a tutto questo album.
Meno immediato e "meno Hefner" del precedente Instant Coffee Baby, più denso e misurato, altrettanto formidabile, di una bellezza quasi autunnale che non si mostra e non si consuma in fretta, e che conferma quanto i Wave Pictures siano una delle migliori band di questi anni, e per me tra le più importanti.
>>>(mp3): I Thought Of You Again (live BCB radio session)
>>>(mp3): If You Leave It Alone
>>>(video): If You Leave It Alone
(pic by Pavlunka)
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