Broken record prayers
Nella foto in copertina c'è scritto "Dreams never end", e tu sai che non è vero. E se anche lo fosse, sarebbe sbagliato.
Ma loro sono i Comet Gain, quelli che possono dire "we believe in obsolete things and passionate hearts and still do and made these records from our hearts to yours", e suonare ancora credibili dalla prima all'ultima parola.
Loro, tra ritagli di fotografie in bianco e nero, proclami presi a prestito da Jam, The Action e McCarthy, altri slogan inventati lì per lì ("We have torn ideals / Comet Gain has torn ideals!"), e comunicati fatti con la macchina da scrivere.
È uscito un nuovo album dei Comet Gain. Forse dovevano pagare l'affitto, forse volevano soltanto mettere un po' di ordine in una discografia tanto sgangherata. Ma adesso è qui, sulla mia scrivania, questa raccolta di venti canzoni che erano rimaste sparpagliate tra gli anni, tra i 45 giri a tiratura limitata, le Peel Session inedite e le compilation dimenticate. E io sono così euforico da commuovermi ancora. C'è anche una delle canzoni più importanti di tutto quello che chiamiamo indiepop, e già questo basterebbe a fare di Broken Record Prayers un disco fondamentale, nonostante le apparenze. Non importa che i veri e propri pezzi nuovi siano appena un paio (il singolo Love Without Lies ha il tiro di certi vecchi Long Blondes). L'effetto generale è quello dei migliori - per così dire - album dei Comet Gain: discontinuo, eccessivo, anarchico, traboccante di energia, pop da cameretta a bassa fedeltà insieme a punk intriso di Northern Soul (la sconsolata cover di If You Ever Walk Out of My Life non dovrebbe mai finire), con le voci di David Feck e Rachel Evans che si rincorrono e si arrabbiano e si abbandonano, e tutte le chitarre buttate via che spaccano il cuore. Dreams never end.
>>> Love Without Lies (mp3) - (video)
Nella foto in copertina c'è scritto "Dreams never end", e tu sai che non è vero. E se anche lo fosse, sarebbe sbagliato.
Ma loro sono i Comet Gain, quelli che possono dire "we believe in obsolete things and passionate hearts and still do and made these records from our hearts to yours", e suonare ancora credibili dalla prima all'ultima parola.
Loro, tra ritagli di fotografie in bianco e nero, proclami presi a prestito da Jam, The Action e McCarthy, altri slogan inventati lì per lì ("We have torn ideals / Comet Gain has torn ideals!"), e comunicati fatti con la macchina da scrivere.
È uscito un nuovo album dei Comet Gain. Forse dovevano pagare l'affitto, forse volevano soltanto mettere un po' di ordine in una discografia tanto sgangherata. Ma adesso è qui, sulla mia scrivania, questa raccolta di venti canzoni che erano rimaste sparpagliate tra gli anni, tra i 45 giri a tiratura limitata, le Peel Session inedite e le compilation dimenticate. E io sono così euforico da commuovermi ancora. C'è anche una delle canzoni più importanti di tutto quello che chiamiamo indiepop, e già questo basterebbe a fare di Broken Record Prayers un disco fondamentale, nonostante le apparenze. Non importa che i veri e propri pezzi nuovi siano appena un paio (il singolo Love Without Lies ha il tiro di certi vecchi Long Blondes). L'effetto generale è quello dei migliori - per così dire - album dei Comet Gain: discontinuo, eccessivo, anarchico, traboccante di energia, pop da cameretta a bassa fedeltà insieme a punk intriso di Northern Soul (la sconsolata cover di If You Ever Walk Out of My Life non dovrebbe mai finire), con le voci di David Feck e Rachel Evans che si rincorrono e si arrabbiano e si abbandonano, e tutte le chitarre buttate via che spaccano il cuore. Dreams never end.
>>> Love Without Lies (mp3) - (video)
Commenti
Nur: "Love Without Lies" è fissa nella mia valigia dei dischi da quando l'ho sentita la prima volta. Provata a pista ancora semivuota un paio di venerdì fa al Locomotiv, è andata più che bene, per quanto mi riguarda è già un evergreen.