Ritorno a casa
Mi ero completamente perso da qualche parte nel nord est degli Stati Uniti all'inizio degli anni Settanta. La lettura consecutiva e famelica di Tempesta di ghiaccio di Rick Moody e della Fortezza della solitudine di Lethem mi avevano inchiodato tra New York e il New Jersey, in un inverno diviso tra la provincia bianca e borghese e i sobborghi neri in ebollizione. Faccio fatica a smettere di ascoltare Devo e Talking Heads, vecchie raccolte dei Temptations, Marvin Gaye e Stevie Wonder, e una compilation sulle origini dell'hip hop trovata a due dollari e novantanove in un drugstore sulla statale che si apre con gli esuberanti quattordici minuti di Rapper's delight.
Poi Lethem non ce la fa, flash forward ai giorni nostri, e il protagonista cosa mi diventa? Un critico musicale. Peccato.
«La mia infanzia è l'unico periodo della mia vita che non sia stato... be', sopraffatto dalla mia infanzia».
Mi ero completamente perso da qualche parte nel nord est degli Stati Uniti all'inizio degli anni Settanta. La lettura consecutiva e famelica di Tempesta di ghiaccio di Rick Moody e della Fortezza della solitudine di Lethem mi avevano inchiodato tra New York e il New Jersey, in un inverno diviso tra la provincia bianca e borghese e i sobborghi neri in ebollizione. Faccio fatica a smettere di ascoltare Devo e Talking Heads, vecchie raccolte dei Temptations, Marvin Gaye e Stevie Wonder, e una compilation sulle origini dell'hip hop trovata a due dollari e novantanove in un drugstore sulla statale che si apre con gli esuberanti quattordici minuti di Rapper's delight.
Poi Lethem non ce la fa, flash forward ai giorni nostri, e il protagonista cosa mi diventa? Un critico musicale. Peccato.
«La mia infanzia è l'unico periodo della mia vita che non sia stato... be', sopraffatto dalla mia infanzia».
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