L'Ultimo Bandito
Sono passati più di tredici anni dal giorno in cui Cesare ed io decidemmo di imbarcarci per quel viaggio alla volta di Monaco di Baviera. Era la fine di giugno del 1991 e lo scopo della spedizione era un concerto dei Pixies.
Naturalmente ancora non sapevamo che quella sarebbe stata l'ultima volta che avremmo visto i Pixies suonare dal vivo.
Certo poi si sono riuniti quest'anno e siete tutti andati a vederli all'autodromo. Cesare ed io no.
All'epoca noi due eravamo molto amici. E certo lo saremmo ancora oggi se qualche volta riuscissimo a vederci, o anche solo a sentirci. Ma non è mia intenzione occupare questo spazio per scrivere della nostra antica amicizia. Anche se forse a qualcuno, come mi è capitato di leggere recentemente anche su questo blog, interesserebbe sapere che fine ha fatto Cesare. Uno che quando parlava di musica di cose ne aveva da dire, e spesso si impuntava su certi gruppi che nemmeno io riuscivo a capire come potessero piacergli sul serio, e ne discutevamo per giornate intere, pure di fronte ai microfoni aperti di Radio Città 103.
Ma alla fine, a conti fatti, non ha mai sbagliato un giudizio.
E quando ne scriveva, e ne scriveva spesso, ti appiccicava addosso passione vera, mica quei surrogati che ti rifilano oggi.
Tornando alla fine di quel giugno del 1991, sulla strada per Monaco deviammo verso un paesino austriaco chiamato Ebensee. A guardarci oggi sull'atlante, quel paese non è che fosse poi così in strada per Monaco. Però vi si teneva un festival rock, uno di quelli che in Italia allora proprio nessuno pensava di organizzare. Noi eravamo lì per Babes in Toyland, per Lydia Lunch e Kid Congo Powers, ma soprattutto per Thin White Rope, vecchio pallino nostro, soprattutto di Cesare.
Ad un certo punto, sotto il tendone da circo, a metà pomeriggio uno dei ragazzi dell'organizzazione salì sul palco e annunciò che a sorpresa si era presentato un loro vecchio amico e che ora avrebbe suonato. Da solo, lui e la sua chitarra. Quel vecchio amico era Nikki Sudden, e quando sentimmo pronunciare il suo nome Cesare ed io rovesciammo gli sgabelli di legno sui quali eravamo seduti, afferrammo i bicchieri di plastica da litro colmi di birra che qualcuno ci aveva appena spinato e ci precipitammo sotto al palco. E presenziammo ad una mezzora di rock malandato e classico, di quello con ginocchia e gomiti sbucciati, unghie smozzicate, abiti impregnati di fumo e fiato all'aroma di bourbon. Suonato con il cuore e cantato con l'anima. E se ancora oggi mi voglio figurare fisicamente la parola loser, non potrebbe venirmi in mente nient'altro che la faccia di Nikki Sudden quel pomeriggio sul palco di fronte a me.
Quando qualche sera addietro Daniele mi ha comunicato che Nikki Sudden avrebbe suonato al Covo, mercoledì 1 dicembre, mi sono venute in mente tante storie da raccontare su di lui. Tutte avevano a che fare con alcool, droghe, storie d'amore andate a male, e una etichetta indipendente milanese che si chiamava Crazy Mannequin e che è stata una delle cose migliori che quella città noiosa abbia mai prodotto. Ecco si, quella della Crazy Mannequin e di Crown of Thorns, il live di Sudden registrato a Milano, sarebbe stata un'altra storia da raccontare. Magari la prossima volta, chissà.
Di quanto gli Swell Maps abbiano influenzato tutti i gruppi che molti di noi sono soliti ascoltare, o di quanto Nikki Sudden ami certi dischi di Rolling Stones e Bob Dylan trovate senz'altro notizie precise ed ordinate sulla all music guide, almeno credo.
Una bella intervista l'ha curata invece Mimì Clementi, e l'ha pubblicata niente meno che Musica di Repubblica lo scorso giovedì.
Sono passati più di tredici anni dal giorno in cui Cesare ed io decidemmo di imbarcarci per quel viaggio alla volta di Monaco di Baviera. Era la fine di giugno del 1991 e lo scopo della spedizione era un concerto dei Pixies.
Naturalmente ancora non sapevamo che quella sarebbe stata l'ultima volta che avremmo visto i Pixies suonare dal vivo.
Certo poi si sono riuniti quest'anno e siete tutti andati a vederli all'autodromo. Cesare ed io no.
All'epoca noi due eravamo molto amici. E certo lo saremmo ancora oggi se qualche volta riuscissimo a vederci, o anche solo a sentirci. Ma non è mia intenzione occupare questo spazio per scrivere della nostra antica amicizia. Anche se forse a qualcuno, come mi è capitato di leggere recentemente anche su questo blog, interesserebbe sapere che fine ha fatto Cesare. Uno che quando parlava di musica di cose ne aveva da dire, e spesso si impuntava su certi gruppi che nemmeno io riuscivo a capire come potessero piacergli sul serio, e ne discutevamo per giornate intere, pure di fronte ai microfoni aperti di Radio Città 103.
Ma alla fine, a conti fatti, non ha mai sbagliato un giudizio.
E quando ne scriveva, e ne scriveva spesso, ti appiccicava addosso passione vera, mica quei surrogati che ti rifilano oggi.
Tornando alla fine di quel giugno del 1991, sulla strada per Monaco deviammo verso un paesino austriaco chiamato Ebensee. A guardarci oggi sull'atlante, quel paese non è che fosse poi così in strada per Monaco. Però vi si teneva un festival rock, uno di quelli che in Italia allora proprio nessuno pensava di organizzare. Noi eravamo lì per Babes in Toyland, per Lydia Lunch e Kid Congo Powers, ma soprattutto per Thin White Rope, vecchio pallino nostro, soprattutto di Cesare.
Ad un certo punto, sotto il tendone da circo, a metà pomeriggio uno dei ragazzi dell'organizzazione salì sul palco e annunciò che a sorpresa si era presentato un loro vecchio amico e che ora avrebbe suonato. Da solo, lui e la sua chitarra. Quel vecchio amico era Nikki Sudden, e quando sentimmo pronunciare il suo nome Cesare ed io rovesciammo gli sgabelli di legno sui quali eravamo seduti, afferrammo i bicchieri di plastica da litro colmi di birra che qualcuno ci aveva appena spinato e ci precipitammo sotto al palco. E presenziammo ad una mezzora di rock malandato e classico, di quello con ginocchia e gomiti sbucciati, unghie smozzicate, abiti impregnati di fumo e fiato all'aroma di bourbon. Suonato con il cuore e cantato con l'anima. E se ancora oggi mi voglio figurare fisicamente la parola loser, non potrebbe venirmi in mente nient'altro che la faccia di Nikki Sudden quel pomeriggio sul palco di fronte a me.
Quando qualche sera addietro Daniele mi ha comunicato che Nikki Sudden avrebbe suonato al Covo, mercoledì 1 dicembre, mi sono venute in mente tante storie da raccontare su di lui. Tutte avevano a che fare con alcool, droghe, storie d'amore andate a male, e una etichetta indipendente milanese che si chiamava Crazy Mannequin e che è stata una delle cose migliori che quella città noiosa abbia mai prodotto. Ecco si, quella della Crazy Mannequin e di Crown of Thorns, il live di Sudden registrato a Milano, sarebbe stata un'altra storia da raccontare. Magari la prossima volta, chissà.
Di quanto gli Swell Maps abbiano influenzato tutti i gruppi che molti di noi sono soliti ascoltare, o di quanto Nikki Sudden ami certi dischi di Rolling Stones e Bob Dylan trovate senz'altro notizie precise ed ordinate sulla all music guide, almeno credo.
Una bella intervista l'ha curata invece Mimì Clementi, e l'ha pubblicata niente meno che Musica di Repubblica lo scorso giovedì.
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