Avant Disco (D'Oro)
Adesso salta fuori che li conoscevate tutti e figurati, è roba vecchia, ma dove vivi.
I Tussle sono in giro da quasi un paio d'anni.
Batteria, basso, batteria e vintage synth: i Tussle evidentemente abitano a San Francisco.
Niente voci, e quindi le affinità con i !!! si fermano al comune denominatore Liquid Liquid (aggiungere krautrock, Can, ESG, Chic quanto basta).
Laddove i Tre Punti Esclamativi coinvolgevano, crescevano, spingevano, i Tussle dilatano, oscurano, sottraggono.
Sì, insomma, avete capito: tutti quesi sinonimi che trovate nelle recensioni di musica dub.
Perché, siamo onesti, un'ora di quattro quarti punky funky e slega i legamenti e balla e suda, non è che siamo tutti in grado di reggerla ogni volta. Non a caso a metà del loro debutto Kling Klang i Tussle piazzano una spaziale Decompression. E da lì in poi l'album si sfalda tutto in echi e riverberi e bassi a scandagliare.
"Stilisticamente, mi sento alla periferia di un sacco di cose" è una frase che ognuno di noi ha pronunciato innumerevoli volte, e anche il batterista Alexis Georgopoulos la usa per descrivere l'approccio musicale del quartetto.
Il quale, va aggiunto, conta anche un po' di amici giusti: Soft Pink Truth, Erase Errata, Numbers, Trans AM (se ho capito bene, Phil Manley ha prodotto l'album), nonché Devendra Banhart (se ho capito bene, coinquilino del bassista Andy Cabic: insieme hanno il progetto folk Vetiver).
Insomma, un bel giro. Si balla, si fa un pezzo intitolato Disco D'Oro (lasciando in noi bolognesi il dubbio che possa trattarsi di un omaggio a uno dei luoghi storici per il punk e la new wave italiani), si va come sempre in Giappone, si registra nello studio di Tommy Guerrero, si insonorizza una mostra al museo d'arte moderna di Frisco.
E molto meno campanaccio, in generale.
Adesso salta fuori che li conoscevate tutti e figurati, è roba vecchia, ma dove vivi.
I Tussle sono in giro da quasi un paio d'anni.
Batteria, basso, batteria e vintage synth: i Tussle evidentemente abitano a San Francisco.
Niente voci, e quindi le affinità con i !!! si fermano al comune denominatore Liquid Liquid (aggiungere krautrock, Can, ESG, Chic quanto basta).
Laddove i Tre Punti Esclamativi coinvolgevano, crescevano, spingevano, i Tussle dilatano, oscurano, sottraggono.
Sì, insomma, avete capito: tutti quesi sinonimi che trovate nelle recensioni di musica dub.
Perché, siamo onesti, un'ora di quattro quarti punky funky e slega i legamenti e balla e suda, non è che siamo tutti in grado di reggerla ogni volta. Non a caso a metà del loro debutto Kling Klang i Tussle piazzano una spaziale Decompression. E da lì in poi l'album si sfalda tutto in echi e riverberi e bassi a scandagliare.
"Stilisticamente, mi sento alla periferia di un sacco di cose" è una frase che ognuno di noi ha pronunciato innumerevoli volte, e anche il batterista Alexis Georgopoulos la usa per descrivere l'approccio musicale del quartetto.
Il quale, va aggiunto, conta anche un po' di amici giusti: Soft Pink Truth, Erase Errata, Numbers, Trans AM (se ho capito bene, Phil Manley ha prodotto l'album), nonché Devendra Banhart (se ho capito bene, coinquilino del bassista Andy Cabic: insieme hanno il progetto folk Vetiver).
Insomma, un bel giro. Si balla, si fa un pezzo intitolato Disco D'Oro (lasciando in noi bolognesi il dubbio che possa trattarsi di un omaggio a uno dei luoghi storici per il punk e la new wave italiani), si va come sempre in Giappone, si registra nello studio di Tommy Guerrero, si insonorizza una mostra al museo d'arte moderna di Frisco.
E molto meno campanaccio, in generale.
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