Il Dottore Seduzione ha la ricetta giusta
Non sono molti i concerti che mi capita di vedere dove dopo tre pezzi i componenti del gruppo sono già a torso nudo, a saltare sudati. Di solito tutti stanno bene attenti alle loro magliette indie, a mettere in mostra le spillette e a stringersi ancora un po’ nelle camicie a maniche corte.
Ma gli Zen Circus se lo possono permettere, e la loro bellezza non è mera questione di eleganza, è senza mezze misure, nonostante i graffi di malinconia che (con mia sorpresa) segnano l’ultimo album Doctor Seduction. Se non ricordo male, nella bolgia tra una canzone e l’altra ieri sera al Covo qualcuno dal palco si è lasciato andare a un “questa era fatta con passione!”: discorsi da ubriachi e, come direbbe la splendida Sailing Song, “one more point”.
Discorsi di chi si sveglia sempre con il mal di testa e la bocca secca (Time killed my love), o viene rapito da un prete impazzito che punta una pistola verso il pubblico e si lancia in sermoni senza capo né coda. Anche questo abbiamo visto ieri sera, e non sapevamo più cosa dire: in questi anni la follia non ha smesso di nascondersi tra le canzoni degli Zen Circus, una scalmanata allegria toscana che già conoscevamo, che già ci aveva conquistato e che aggiunge qualcosa di assolutamente unico alla formula (altrimenti fin troppo riconoscibile) Pixies + Violent Femmes.
A questo proposito, in un’intervista dai toni a volte amari, Appino ha dichiarato: “Adoro quella band, la adoriamo tutti; noi siamo gli Zen Circus e abbiamo sentito i Pixies nell’adolescenza così come anche i Violent Femmes... I Violent Femmes avevano sentito Television e Country Joe Mc Donald, mentre i Pixies cercavano di fare pezzi alla T. Rex e Jesus and Mary Chain… E così via, verso la sorgente, dove vive Robert Johnson...”
Nel concerto di ieri sera alcuni punti fermi erano comunque ravvisabili: molte delle tracce iniziali in scaletta provenivano dall’eccezionale precedente album Visited by the ghost of Blind Willie Lemon Juice Namington IV, e la seconda era proprio l’irresistibile Folk Punk Rockers, una specie di manifesto per il trio pisano.
Oltre ai live (che regalano quasi due ore di energia davvero fuori del comune, in buona parte spremuta da strumenti acustici), la musica degli Zen Circus non sta ferma un attimo, e nel nuovo disco si apprezzano i contributi dei Perturbazione, inserti di hammond e tromba, e in generale un impianto più diffusamente rock. La distribuzione e la promozione questa volta sembrano supportarli, e davvero non si può che augurare al Dottor Seduzione un grosso in bocca al lupo. Voi intanto quando vedete arrivare in zona il camper degli Zen Circus non perdeteveli.
Non sono molti i concerti che mi capita di vedere dove dopo tre pezzi i componenti del gruppo sono già a torso nudo, a saltare sudati. Di solito tutti stanno bene attenti alle loro magliette indie, a mettere in mostra le spillette e a stringersi ancora un po’ nelle camicie a maniche corte.
Ma gli Zen Circus se lo possono permettere, e la loro bellezza non è mera questione di eleganza, è senza mezze misure, nonostante i graffi di malinconia che (con mia sorpresa) segnano l’ultimo album Doctor Seduction. Se non ricordo male, nella bolgia tra una canzone e l’altra ieri sera al Covo qualcuno dal palco si è lasciato andare a un “questa era fatta con passione!”: discorsi da ubriachi e, come direbbe la splendida Sailing Song, “one more point”.
Discorsi di chi si sveglia sempre con il mal di testa e la bocca secca (Time killed my love), o viene rapito da un prete impazzito che punta una pistola verso il pubblico e si lancia in sermoni senza capo né coda. Anche questo abbiamo visto ieri sera, e non sapevamo più cosa dire: in questi anni la follia non ha smesso di nascondersi tra le canzoni degli Zen Circus, una scalmanata allegria toscana che già conoscevamo, che già ci aveva conquistato e che aggiunge qualcosa di assolutamente unico alla formula (altrimenti fin troppo riconoscibile) Pixies + Violent Femmes.
A questo proposito, in un’intervista dai toni a volte amari, Appino ha dichiarato: “Adoro quella band, la adoriamo tutti; noi siamo gli Zen Circus e abbiamo sentito i Pixies nell’adolescenza così come anche i Violent Femmes... I Violent Femmes avevano sentito Television e Country Joe Mc Donald, mentre i Pixies cercavano di fare pezzi alla T. Rex e Jesus and Mary Chain… E così via, verso la sorgente, dove vive Robert Johnson...”
Nel concerto di ieri sera alcuni punti fermi erano comunque ravvisabili: molte delle tracce iniziali in scaletta provenivano dall’eccezionale precedente album Visited by the ghost of Blind Willie Lemon Juice Namington IV, e la seconda era proprio l’irresistibile Folk Punk Rockers, una specie di manifesto per il trio pisano.
Oltre ai live (che regalano quasi due ore di energia davvero fuori del comune, in buona parte spremuta da strumenti acustici), la musica degli Zen Circus non sta ferma un attimo, e nel nuovo disco si apprezzano i contributi dei Perturbazione, inserti di hammond e tromba, e in generale un impianto più diffusamente rock. La distribuzione e la promozione questa volta sembrano supportarli, e davvero non si può che augurare al Dottor Seduzione un grosso in bocca al lupo. Voi intanto quando vedete arrivare in zona il camper degli Zen Circus non perdeteveli.
Commenti