Songs that saved your life
«Quando è conscia delle sue grandi possibilità – disturbare, provocare e dividere un’intera società, in modo da cambiare e rendere eccitante una grossa parte della società stessa – la musica pop ci dice che non vale la pena avere un pubblico limitato. […]
Ci muoviamo combattendo attraverso il gusto massificato e livellato della Top 40, in cerca di un piccolo qualcosa che possiamo chiamare “nostro”. Ma quando lo troviamo e pigiamo la radio per ascoltarlo nuovamente, non è solo “nostro”: è un legame con migliaia di altre persone che lo condividono con noi.
Come problema di una singola canzone ciò può significare davvero poco; come problema culturale, come stile di vita, non c’è nulla che possa batterlo».
(Greil Marcus, Mistery Train, p. 133)
Per un paio di settimane ho conservato un file dove cercavo di articolare e analizzare le mie reazioni sentimentali alla mezza paginetta dedicata ai Radio Dept. su Blow Up di gennaio (e non, come avrebbe potuto essere, su un qualsiasi numero di Rumore dell’anno scorso).
Ho speso un sacco di soldi in edicola e avevo in mente un pezzo in stile Alistair Fitchett, che cominciava con qualcosa tipo “sono seduto alla scrivania circondato dai principali mensili musicali italiani” ecc...
Poi mi sono imbattuto in queste parole di Greil Marcus, e ho lasciato perdere.
«Quando è conscia delle sue grandi possibilità – disturbare, provocare e dividere un’intera società, in modo da cambiare e rendere eccitante una grossa parte della società stessa – la musica pop ci dice che non vale la pena avere un pubblico limitato. […]
Ci muoviamo combattendo attraverso il gusto massificato e livellato della Top 40, in cerca di un piccolo qualcosa che possiamo chiamare “nostro”. Ma quando lo troviamo e pigiamo la radio per ascoltarlo nuovamente, non è solo “nostro”: è un legame con migliaia di altre persone che lo condividono con noi.
Come problema di una singola canzone ciò può significare davvero poco; come problema culturale, come stile di vita, non c’è nulla che possa batterlo».
(Greil Marcus, Mistery Train, p. 133)
Per un paio di settimane ho conservato un file dove cercavo di articolare e analizzare le mie reazioni sentimentali alla mezza paginetta dedicata ai Radio Dept. su Blow Up di gennaio (e non, come avrebbe potuto essere, su un qualsiasi numero di Rumore dell’anno scorso).
Ho speso un sacco di soldi in edicola e avevo in mente un pezzo in stile Alistair Fitchett, che cominciava con qualcosa tipo “sono seduto alla scrivania circondato dai principali mensili musicali italiani” ecc...
Poi mi sono imbattuto in queste parole di Greil Marcus, e ho lasciato perdere.
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