Voglio essere un cucù
I don't know why I used "indie" as an adjective here, but then as I mentioned elsewhere, there are moves to keep changing the meaning of that word until it either doesn't mean anything or it means all things to all people!
(Stuart Murdoch, nel libretto dell'ultimo cd)
Dear Catastrophe waitress non sarebbe il disco capace di cambiarti un lunedì mattina, ma alla fine ci riesce (e sorridi) perché vedi che almeno ci prova in tutti i modi.
In fin dei conti l'unica cosa che ti ha mostrato è che il tempo è passato, e che nonostante tutto si possono ancora fare bei dischi come questo, anche se i Belle & Sebastian che conoscevi qui suonano poche canzoni (facendo la loro prima comparsa solo alla traccia numero quattro).
Dear Catastrophe waitress ci riesce perché ti fa venire in mente che si può rifiutare alle stagioni andate anche un solo briciolo di rimpianto, senza per questo sputarci sopra. Noi siamo quelli senza memoria, così ci hanno spiegato, ma sembra che di nostalgia ne regalino a pacchi dappertutto. E viene voglia di sbattere giù la cornetta e chiudere la conversazione come fa questo disco: "what about me / I don't really see / how things will improve / if all you want is to stay loose".
E viene voglia di avere voglia di divertirsi di nuovo, sciogliere le spalle con un pezzo come If she wants me, che sembrano i Jackson 5, e indovinare come si riesce a fare il cucù per tutto il tempo.
I don't know why I used "indie" as an adjective here, but then as I mentioned elsewhere, there are moves to keep changing the meaning of that word until it either doesn't mean anything or it means all things to all people!
(Stuart Murdoch, nel libretto dell'ultimo cd)
Dear Catastrophe waitress non sarebbe il disco capace di cambiarti un lunedì mattina, ma alla fine ci riesce (e sorridi) perché vedi che almeno ci prova in tutti i modi.
In fin dei conti l'unica cosa che ti ha mostrato è che il tempo è passato, e che nonostante tutto si possono ancora fare bei dischi come questo, anche se i Belle & Sebastian che conoscevi qui suonano poche canzoni (facendo la loro prima comparsa solo alla traccia numero quattro).
Dear Catastrophe waitress ci riesce perché ti fa venire in mente che si può rifiutare alle stagioni andate anche un solo briciolo di rimpianto, senza per questo sputarci sopra. Noi siamo quelli senza memoria, così ci hanno spiegato, ma sembra che di nostalgia ne regalino a pacchi dappertutto. E viene voglia di sbattere giù la cornetta e chiudere la conversazione come fa questo disco: "what about me / I don't really see / how things will improve / if all you want is to stay loose".
E viene voglia di avere voglia di divertirsi di nuovo, sciogliere le spalle con un pezzo come If she wants me, che sembrano i Jackson 5, e indovinare come si riesce a fare il cucù per tutto il tempo.
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