You know her life was saved by rock'n'roll
«Sai, di tutte le donne che ho conosciuto in vita mia, forse solo un paio provavano per la musica quello che proviamo io e te, o la maggior parte dei miei amici. […] Qualche volta me lo chiedo, come mai dedico la vita a qualcosa di cui alle donne non frega un accidente».
Solo per questa citazione, Visioni rock, romanzo di Lewis Shiner pubblicato da Fanucci nel 1999, meriterebbe già l’acquisto e la lettura. Potrebbe essere una battuta rubata a qualche dialogo una sera in radio giù da noi, magari dopo qualche bottiglia, le borse dei dischi ai piedi di ciascuna sedia e il fumo che ristagna contro il soffitto dello scantinato.
Ma quello che mi piace di più di Visioni Rock è che lo spunto fantascientifico (la possibilità di modificare parzialmente il passato) alla fine resta quasi marginale in una vicenda complicata e del tutto ordinaria come la vita del protagonista Ray Shackleford.
Tu cosa faresti se scoprissi di poter tornare indietro e, ad esempio, aiutare Brian Wilson a registrare Smile? Sei sicuro che sarebbe così fantastico? Servirebbe a risolvere i problemi del tuo matrimonio? O i problemi che hai con tuo padre, appena morto? O i tuoi problemi con l’alcol?
Quello che mi piace di Visioni Rock è che racconta la storia di una vita piena di contraddizioni e passi falsi: e tutti questi gesti sbagliati alla fine non si risolvono acquistando qualche significato superiore. Il rock’n’roll forse ti salva la vita, e le cose in qualche modo si aggiustano sempre, ma restiamo ammaccati anche se abbiamo il dono di un superpotere, o se abbiamo amato tanto, e nonostante tutta questa bellezza.
Non c’è gloria, non c’è il campo lungo di un finale epico nella vita, e non c’è nemmeno (quasi mai, per fortuna) quello sconforto che ti uccide.
Una disillusione pacificata, senza più la presunzione del cinismo, pare proprio l’umore che si addice al vecchio appassionato di rock’n’roll.
I tre momenti di “esplorazione e rinnovo" del passato sembrerebbero in un primo momento portare a una felice sintesi: dai Doors istintivi e selvaggi di Celebration of the Lizard si passa alla positività di Smile, l’opera che portò al collasso i Beach Boys, per arrivare al mai concluso First rays of the new rising sun di Jimi Hendrix.
Ma qui il meccanismo si inceppa e ciò che sembrava destinato a compiersi non si avvera. Nonostante tutto, Hendrix muore e il suo progetto di fondere pop, jazz, blues e rock per creare musica capace di unire la gente, di “curare” e "salvare", resta irrealizzato.
La parabola di Ray Shackleford serve a Shiner anche per fare i conti con la biografia della propria generazione, cresciuta negli anni Sessanta (statunitensi) e apparentemente rimasta slegata da qualunque altra epoca.
Tanto che Ray sembra accorgersi solo nel 1989, anno in cui si svolge il romanzo, di quanto tempo è passato, e lo fa con un tono infantile: “Volevo che Brian Jones non fosse morto, e che George Bush non fosse presidente. Voglio sentirmi come se la mia vita stesse accadendo ora. Non in qualche futuro possibile”.
Per fare che ciò accada, sembra dirci Visioni rock non basta tirare fuori un disco rock, per quanto definitivo, da qualche realtà parallela. La vita è qualcosa di diverso, di quasi mai perfetto, e dove il tempo non scorre a 45 giri.
Non si sanano le fratture con la musica, e non si riscatta un vita mediocre con il migliore dei nastroni. Se si è bravi e fortunati, camminando molto, forse si arriva a una svolta del sentiero dove servirà avere il coraggio di guardare in faccia il nostro problema. Il rock, mi pare concluda Shiner, al massimo ci può aiutare a costruire quel coraggio, a trovare quel sentiero: il resto, dopo tutto l’amore possibile, è proprio oltre la musica.
«Sai, di tutte le donne che ho conosciuto in vita mia, forse solo un paio provavano per la musica quello che proviamo io e te, o la maggior parte dei miei amici. […] Qualche volta me lo chiedo, come mai dedico la vita a qualcosa di cui alle donne non frega un accidente».
Solo per questa citazione, Visioni rock, romanzo di Lewis Shiner pubblicato da Fanucci nel 1999, meriterebbe già l’acquisto e la lettura. Potrebbe essere una battuta rubata a qualche dialogo una sera in radio giù da noi, magari dopo qualche bottiglia, le borse dei dischi ai piedi di ciascuna sedia e il fumo che ristagna contro il soffitto dello scantinato.
Ma quello che mi piace di più di Visioni Rock è che lo spunto fantascientifico (la possibilità di modificare parzialmente il passato) alla fine resta quasi marginale in una vicenda complicata e del tutto ordinaria come la vita del protagonista Ray Shackleford.
Tu cosa faresti se scoprissi di poter tornare indietro e, ad esempio, aiutare Brian Wilson a registrare Smile? Sei sicuro che sarebbe così fantastico? Servirebbe a risolvere i problemi del tuo matrimonio? O i problemi che hai con tuo padre, appena morto? O i tuoi problemi con l’alcol?
Quello che mi piace di Visioni Rock è che racconta la storia di una vita piena di contraddizioni e passi falsi: e tutti questi gesti sbagliati alla fine non si risolvono acquistando qualche significato superiore. Il rock’n’roll forse ti salva la vita, e le cose in qualche modo si aggiustano sempre, ma restiamo ammaccati anche se abbiamo il dono di un superpotere, o se abbiamo amato tanto, e nonostante tutta questa bellezza.
Non c’è gloria, non c’è il campo lungo di un finale epico nella vita, e non c’è nemmeno (quasi mai, per fortuna) quello sconforto che ti uccide.
Una disillusione pacificata, senza più la presunzione del cinismo, pare proprio l’umore che si addice al vecchio appassionato di rock’n’roll.
I tre momenti di “esplorazione e rinnovo" del passato sembrerebbero in un primo momento portare a una felice sintesi: dai Doors istintivi e selvaggi di Celebration of the Lizard si passa alla positività di Smile, l’opera che portò al collasso i Beach Boys, per arrivare al mai concluso First rays of the new rising sun di Jimi Hendrix.
Ma qui il meccanismo si inceppa e ciò che sembrava destinato a compiersi non si avvera. Nonostante tutto, Hendrix muore e il suo progetto di fondere pop, jazz, blues e rock per creare musica capace di unire la gente, di “curare” e "salvare", resta irrealizzato.
La parabola di Ray Shackleford serve a Shiner anche per fare i conti con la biografia della propria generazione, cresciuta negli anni Sessanta (statunitensi) e apparentemente rimasta slegata da qualunque altra epoca.
Tanto che Ray sembra accorgersi solo nel 1989, anno in cui si svolge il romanzo, di quanto tempo è passato, e lo fa con un tono infantile: “Volevo che Brian Jones non fosse morto, e che George Bush non fosse presidente. Voglio sentirmi come se la mia vita stesse accadendo ora. Non in qualche futuro possibile”.
Per fare che ciò accada, sembra dirci Visioni rock non basta tirare fuori un disco rock, per quanto definitivo, da qualche realtà parallela. La vita è qualcosa di diverso, di quasi mai perfetto, e dove il tempo non scorre a 45 giri.
Non si sanano le fratture con la musica, e non si riscatta un vita mediocre con il migliore dei nastroni. Se si è bravi e fortunati, camminando molto, forse si arriva a una svolta del sentiero dove servirà avere il coraggio di guardare in faccia il nostro problema. Il rock, mi pare concluda Shiner, al massimo ci può aiutare a costruire quel coraggio, a trovare quel sentiero: il resto, dopo tutto l’amore possibile, è proprio oltre la musica.
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