Sailing above the mess we're in
Bene fa Max a consigliare "gloriosa fuffa che non ha bisogno di scuse": forgive us or forget us, ma a polaroid quest'estate non ce la facciamo proprio ad ascoltare i Radiohead, e il pompatissimo pop dei Fountains of Wayne (nonostante, qui e là, forse possa apparire un po' "maraglio", come si dice a Bologna) è già in valigia.
Oggi rilancio con i Guild League, che i ragazzi di Indiepop.it avevano già entusiasticamente recensito.
Private Transport è uscito su etichetta Matinée Recordings, e la cosa dovrebbe bastare come garanzia di qualità. Se poi aggiungiamo che il progetto è curato da Tali White degli australiani Lucksmiths, possiamo far partire la traccia numero uno a colpo sicuro. E così è: Jet Set... Go!, nonostante sia stato pubblicato a luglio 2002, resta un singolo ideale dell'estate, di ogni estate ("getting older's the last of my fears"), un pezzo veloce nel più puro stile del trio australiano, con irresistibili stacchi e melodia facile facile dolce dolce.
E' la canzone che definisce lo spirito di tutto il disco, davvero luminoso, nel quale si rincorrono continuamente immagini di sole, spiagge, viaggi, brezze, vacanze, stagioni... e ovviamente ragazze: The neatest hand è una dichiarazione d'amore che segue le linee sinuose di una calligrafia, What adults do fotografa il momento in cui ci si chiede per la prima volta "is this what life is like?", mentre la sconsolata Dangerous safety rileva che "some love's earned and some love's inherited".
Questa "international parade of popstars" conta membri di Sodastream, Poundsign, The Fairways, The Aislers Set (tanto per citare solo quelli che conosco), e in tutto ci si sono messi in 16 per realizzare Private Transport: non so, francamente, quanto godano dello status di "star", ma per quanto riguarda la caratura pop non ci sono rivali.
La principale differenza rispetto ai dischi dei Lucksmiths sta tutta nella ricchezza di arrangiamenti, nel più ampio respiro delle atmosfere anche nelle canzoni più semplici e delicate.
Forse qualcuno potrebbe rilevare che, proprio come l'ultimo disco dei Lucksmiths, l'umore generale è appena più malinconico di quel che ci si potrebbe aspettare da un album che vorremmo scanzonatamente estivo. Può darsi. Ma noi indie kids siamo sempre quei ragazzi con una spina nel fianco, e non è stagione per far(ci) troppe domande: Private Transport è un disco solare anche quando canta "not a second of sunlight outdoors" (in A maze in greys).
E' giunto il momento di pensare soltanto che "my minutes are measured in nautical miles". Ci si vede alla spiaggia.
Bene fa Max a consigliare "gloriosa fuffa che non ha bisogno di scuse": forgive us or forget us, ma a polaroid quest'estate non ce la facciamo proprio ad ascoltare i Radiohead, e il pompatissimo pop dei Fountains of Wayne (nonostante, qui e là, forse possa apparire un po' "maraglio", come si dice a Bologna) è già in valigia.
Oggi rilancio con i Guild League, che i ragazzi di Indiepop.it avevano già entusiasticamente recensito.
Private Transport è uscito su etichetta Matinée Recordings, e la cosa dovrebbe bastare come garanzia di qualità. Se poi aggiungiamo che il progetto è curato da Tali White degli australiani Lucksmiths, possiamo far partire la traccia numero uno a colpo sicuro. E così è: Jet Set... Go!, nonostante sia stato pubblicato a luglio 2002, resta un singolo ideale dell'estate, di ogni estate ("getting older's the last of my fears"), un pezzo veloce nel più puro stile del trio australiano, con irresistibili stacchi e melodia facile facile dolce dolce.
E' la canzone che definisce lo spirito di tutto il disco, davvero luminoso, nel quale si rincorrono continuamente immagini di sole, spiagge, viaggi, brezze, vacanze, stagioni... e ovviamente ragazze: The neatest hand è una dichiarazione d'amore che segue le linee sinuose di una calligrafia, What adults do fotografa il momento in cui ci si chiede per la prima volta "is this what life is like?", mentre la sconsolata Dangerous safety rileva che "some love's earned and some love's inherited".
Questa "international parade of popstars" conta membri di Sodastream, Poundsign, The Fairways, The Aislers Set (tanto per citare solo quelli che conosco), e in tutto ci si sono messi in 16 per realizzare Private Transport: non so, francamente, quanto godano dello status di "star", ma per quanto riguarda la caratura pop non ci sono rivali.
La principale differenza rispetto ai dischi dei Lucksmiths sta tutta nella ricchezza di arrangiamenti, nel più ampio respiro delle atmosfere anche nelle canzoni più semplici e delicate.
Forse qualcuno potrebbe rilevare che, proprio come l'ultimo disco dei Lucksmiths, l'umore generale è appena più malinconico di quel che ci si potrebbe aspettare da un album che vorremmo scanzonatamente estivo. Può darsi. Ma noi indie kids siamo sempre quei ragazzi con una spina nel fianco, e non è stagione per far(ci) troppe domande: Private Transport è un disco solare anche quando canta "not a second of sunlight outdoors" (in A maze in greys).
E' giunto il momento di pensare soltanto che "my minutes are measured in nautical miles". Ci si vede alla spiaggia.
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