Musica per blog
Il sabato mattina che aspetti tutta la settimana: presto sveglio con supercolazione, perfino il radiogiornale militante oggi sembra avere un tono più allegro, la città è una versione caraibica di "28 giorni dopo", la pila di dischi da ascoltare aspetta davanti al monitor mentre faccio la rassegna stampa di tutti i blog che mi piacciono.
La pole position nella playlist è finalmente dedicata a Loser, my religion#3, la doppia compilation curata dalla nostra web rock radio preferita e che merita un ascolto più attento, non fosse altro per la fiducia che Andrea ci ha inspiegabilmente accordato.
La prima impressione è che questi due CD così ricchi ed eterogenei siano un fondale sonoro ideale mentre passo col mouse da un link all'altro. Per usare una delle parole (di cui ignoro il significato) sentite pronunciare più spesso ieri sera, Loser#3 funziona come un fantastico "aggregatore" della musica indipendente italiana (con qualche eccezione, ma il pezzo dei Subsonica è abbastanza trascurabile).
Ogni traccia apre una nuova finestra accanto alle altre, e parzialmente si sovrappone, differente ma nella stessa cornice. Come in un blog, pesco collegamenti nei miei archivi e ritrovo nomi già conosciuti che non vedevo l'ora di incontare di nuovo (Zen Circus, Populous, Slumber), oppure percorro sentieri inesplorati e faccio piacevoli scoperte (3000 Bruchi, R.U.N.I.), oppure mi perdo proprio, alla deriva mentre inseguo qualcosa di essenziale (Goodmorningboy, Retina.it).
Le tracce migliori della doppia compilation, secondo il gusto simmetrico di polaroid, sono le due numero 6, ovvero i Tiger Wood della scuderia Homesleep, che con When the goblin has snapped his fingers continuano a proporre un sempre più raffinato indiepop con sfumature folk, e la Don't feel bad for me degli Eva Kant, un pezzo rumoroso e melodico, ricco di contrasti a partire da quello fra la voce femminile e la voce maschile.
Ma sono tante le canzoni, tra le 26 contenute qui, che meriterebbero un bookmark.
Ad esempio, i The Candies non mi avevano coinvolto troppo con il loro album di qualche mese fa: forse dovrei assumerli a piccole dosi, dato che qui la loro There's a band playing in your living room parte forte, continua a crescere e non mi tengo.
Oppure il cantato italiano dei C.O.D., che inizialmente mi indispone, arriva al verso finale del refrain ("un po' meno attento, sempre più rapace, come te, come tutti in fondo") e mi lascia spiazzato.
O il surrealismo hip hop degli Amari ("il sapore acre di cruscotto nuovo che si sposa bene con la nicotina"), capaci di restare continuamente sospesi tra ironia e sperimentazione.
Poi, d'accordo, ci sono i "big" della scena come Yuppie Flu, giustamente messi in apertura di scaletta, o Perturbazione (qui a sorpresa in versione semielettronica), che non sbagliano praticamente mai un colpo e quasi non c'è bisogno di citarli.
Per il resto, è difficile che, su una distanza così lunga per il panorama musicale italiano, nessun ascoltatore trovi un momento di noia, o la canzone che proprio non capisce.
Ciò comunque non toglie che l'iniziativa di Loser (e di Tiscali, alla quale occorre connettersi per poter scaricare gatuitamente il tutto, unico possibile freno alla diffusione praticamente universale della compilation) sia tanto encomiabile quanto ben riuscita.
Il sabato mattina che aspetti tutta la settimana: presto sveglio con supercolazione, perfino il radiogiornale militante oggi sembra avere un tono più allegro, la città è una versione caraibica di "28 giorni dopo", la pila di dischi da ascoltare aspetta davanti al monitor mentre faccio la rassegna stampa di tutti i blog che mi piacciono.
La pole position nella playlist è finalmente dedicata a Loser, my religion#3, la doppia compilation curata dalla nostra web rock radio preferita e che merita un ascolto più attento, non fosse altro per la fiducia che Andrea ci ha inspiegabilmente accordato.
La prima impressione è che questi due CD così ricchi ed eterogenei siano un fondale sonoro ideale mentre passo col mouse da un link all'altro. Per usare una delle parole (di cui ignoro il significato) sentite pronunciare più spesso ieri sera, Loser#3 funziona come un fantastico "aggregatore" della musica indipendente italiana (con qualche eccezione, ma il pezzo dei Subsonica è abbastanza trascurabile).
Ogni traccia apre una nuova finestra accanto alle altre, e parzialmente si sovrappone, differente ma nella stessa cornice. Come in un blog, pesco collegamenti nei miei archivi e ritrovo nomi già conosciuti che non vedevo l'ora di incontare di nuovo (Zen Circus, Populous, Slumber), oppure percorro sentieri inesplorati e faccio piacevoli scoperte (3000 Bruchi, R.U.N.I.), oppure mi perdo proprio, alla deriva mentre inseguo qualcosa di essenziale (Goodmorningboy, Retina.it).
Le tracce migliori della doppia compilation, secondo il gusto simmetrico di polaroid, sono le due numero 6, ovvero i Tiger Wood della scuderia Homesleep, che con When the goblin has snapped his fingers continuano a proporre un sempre più raffinato indiepop con sfumature folk, e la Don't feel bad for me degli Eva Kant, un pezzo rumoroso e melodico, ricco di contrasti a partire da quello fra la voce femminile e la voce maschile.
Ma sono tante le canzoni, tra le 26 contenute qui, che meriterebbero un bookmark.
Ad esempio, i The Candies non mi avevano coinvolto troppo con il loro album di qualche mese fa: forse dovrei assumerli a piccole dosi, dato che qui la loro There's a band playing in your living room parte forte, continua a crescere e non mi tengo.
Oppure il cantato italiano dei C.O.D., che inizialmente mi indispone, arriva al verso finale del refrain ("un po' meno attento, sempre più rapace, come te, come tutti in fondo") e mi lascia spiazzato.
O il surrealismo hip hop degli Amari ("il sapore acre di cruscotto nuovo che si sposa bene con la nicotina"), capaci di restare continuamente sospesi tra ironia e sperimentazione.
Poi, d'accordo, ci sono i "big" della scena come Yuppie Flu, giustamente messi in apertura di scaletta, o Perturbazione (qui a sorpresa in versione semielettronica), che non sbagliano praticamente mai un colpo e quasi non c'è bisogno di citarli.
Per il resto, è difficile che, su una distanza così lunga per il panorama musicale italiano, nessun ascoltatore trovi un momento di noia, o la canzone che proprio non capisce.
Ciò comunque non toglie che l'iniziativa di Loser (e di Tiscali, alla quale occorre connettersi per poter scaricare gatuitamente il tutto, unico possibile freno alla diffusione praticamente universale della compilation) sia tanto encomiabile quanto ben riuscita.
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