L'hip hop che piaceva a Marinetti
(Qui non si canta al modo delle rane)
Gamera (accento sulla "e"), secondo album e mezzo degli Amari, arriva finalmente sui nostri giradischi grazie alla brillante etichetta friulana Riotmaker.
Quello che però i comunicati stampa non dicono, ma che possiamo svelarvi qui a polaroid, è che si tratta della ristampa rimasterizzata dell'omonimo vinile uscito nel 1913 allegato al primo numero della rivista Lacerba.
Da Parigi, Filippo Tommaso Marinetti insisteva che dopo il Manifesto della Musica Futurista si passasse a sfornare dischi: il movimento era caldo, ribolliva. La musica degli Amari si diffondeva da ogni grammofono e la portata politica di un pezzo come Squadritto (posto strategicamente in apertura d'album) è percepibile bene ancora oggi: "Dobbiamo scrivere buone canzoni per serial killer / Dobbiamo vedere un cielo azzurro anche di notte / Dobbiamo convincerci e ci riescono / Sotterrare il dubbio".
(Nelle antologie del Ventennio, quel colore "azzurro" venne censurato, forse perché richiamava alla mente certe campagne di affissioni politiche dell'epoca).
Ardengo Soffici, non ancora imbolsito, spopolava ai party fiorentini con la maglietta dalla Sega Elettrica rosa, mentre le liriche di Pasta e Dariella, nelle loro sfumature più crepuscolari, venivano prese a modello anche da Aldo Palazzeschi e Corrado Govoni: "girare venti volte attorno a casa / per rientrare e scoprire che / sì, è pronto il caffè. E' pronto il caffè" (da Accipicchia).
Ma sono state le Parole in Libertà lasciate rotolare lungo tutto il disco che "hanno veramente spaccato" (Benedetto Croce, La Filosofia delle Spirito e l'Arte del Turnablism, vol. IV, pag. 795), e hanno fatto dichiarare a Marinetti: "Questa crew, di verace italica razza, schianta la lingua che fu di Dante beat su beat, per forgiare metriche meccaniche mai viste prima, per scuotere il vile popolo pop. Dopo il verso libero, ecco finalmente le parole in libertà! E con una musica davvero giusta!".
Basterebbe prendere brani come Assaulto! o Pantaleone per avere luminosi esempi della capacità artigianale degli Amari: "Culo sul marciapiede, cosa fai questo weekend, download uomo di sabbia con cravatta chic, gioca in borsa con timone sul gommone, gonfialo e poi bucalo". O ancora meglio il geniale ad libitum del ritornello di 5 Words: "Cinque parole che si ripetono, cinque parole che si ripetono, cinque parole che si ripetono..."
(non preoccupatevi: la capirete fra un attimo).
Ed era pura coscienza di classe, invece, quella che affiorava nello slogan internazionalista We'll save the world with our part time jobs: "We are wannabees / We the mallrats / We get stuck with hello kitty".
E lo studente consideri un brano "serio" come Lettere da sparo: l'avessero fatta oggi i Tiromancino, per dire, sarebbero andati al Festivalbar. Agli Amari, invece, toccò girare un intero tour sopra un autocarro OM senza telone per il rimorchio.
Gli Amari hanno giocato a tutto campo, fregandosene della Scena ("La scena non esiste"), diventando i profeti e gli epigoni della poetica del Farraginoso, legando musicalmente discorsi che fino a un attimo prima di girare la manovella sembravano lontanissimi (furono tra i primi a tradurre in Italia DJ Ombra, i Topi Su Marte e i Confini Del Canada, ma pochi sembrarono accorgersene).
C'è così tanta roba in Gamera che uno non fa in tempo a capirci qualcosa che è già finito.
"Chiaro, così lo ascolti il doppio delle volte!".
(Qui non si canta al modo delle rane)
Gamera (accento sulla "e"), secondo album e mezzo degli Amari, arriva finalmente sui nostri giradischi grazie alla brillante etichetta friulana Riotmaker.
Quello che però i comunicati stampa non dicono, ma che possiamo svelarvi qui a polaroid, è che si tratta della ristampa rimasterizzata dell'omonimo vinile uscito nel 1913 allegato al primo numero della rivista Lacerba.
Da Parigi, Filippo Tommaso Marinetti insisteva che dopo il Manifesto della Musica Futurista si passasse a sfornare dischi: il movimento era caldo, ribolliva. La musica degli Amari si diffondeva da ogni grammofono e la portata politica di un pezzo come Squadritto (posto strategicamente in apertura d'album) è percepibile bene ancora oggi: "Dobbiamo scrivere buone canzoni per serial killer / Dobbiamo vedere un cielo azzurro anche di notte / Dobbiamo convincerci e ci riescono / Sotterrare il dubbio".
(Nelle antologie del Ventennio, quel colore "azzurro" venne censurato, forse perché richiamava alla mente certe campagne di affissioni politiche dell'epoca).
Ardengo Soffici, non ancora imbolsito, spopolava ai party fiorentini con la maglietta dalla Sega Elettrica rosa, mentre le liriche di Pasta e Dariella, nelle loro sfumature più crepuscolari, venivano prese a modello anche da Aldo Palazzeschi e Corrado Govoni: "girare venti volte attorno a casa / per rientrare e scoprire che / sì, è pronto il caffè. E' pronto il caffè" (da Accipicchia).
Ma sono state le Parole in Libertà lasciate rotolare lungo tutto il disco che "hanno veramente spaccato" (Benedetto Croce, La Filosofia delle Spirito e l'Arte del Turnablism, vol. IV, pag. 795), e hanno fatto dichiarare a Marinetti: "Questa crew, di verace italica razza, schianta la lingua che fu di Dante beat su beat, per forgiare metriche meccaniche mai viste prima, per scuotere il vile popolo pop. Dopo il verso libero, ecco finalmente le parole in libertà! E con una musica davvero giusta!".
Basterebbe prendere brani come Assaulto! o Pantaleone per avere luminosi esempi della capacità artigianale degli Amari: "Culo sul marciapiede, cosa fai questo weekend, download uomo di sabbia con cravatta chic, gioca in borsa con timone sul gommone, gonfialo e poi bucalo". O ancora meglio il geniale ad libitum del ritornello di 5 Words: "Cinque parole che si ripetono, cinque parole che si ripetono, cinque parole che si ripetono..."
(non preoccupatevi: la capirete fra un attimo).
Ed era pura coscienza di classe, invece, quella che affiorava nello slogan internazionalista We'll save the world with our part time jobs: "We are wannabees / We the mallrats / We get stuck with hello kitty".
E lo studente consideri un brano "serio" come Lettere da sparo: l'avessero fatta oggi i Tiromancino, per dire, sarebbero andati al Festivalbar. Agli Amari, invece, toccò girare un intero tour sopra un autocarro OM senza telone per il rimorchio.
Gli Amari hanno giocato a tutto campo, fregandosene della Scena ("La scena non esiste"), diventando i profeti e gli epigoni della poetica del Farraginoso, legando musicalmente discorsi che fino a un attimo prima di girare la manovella sembravano lontanissimi (furono tra i primi a tradurre in Italia DJ Ombra, i Topi Su Marte e i Confini Del Canada, ma pochi sembrarono accorgersene).
C'è così tanta roba in Gamera che uno non fa in tempo a capirci qualcosa che è già finito.
"Chiaro, così lo ascolti il doppio delle volte!".
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