Entertainment!
Dopo un mese che Arturo si raccomandava di provvedere a colmare questa lacuna (dato che le influenze sul presente sono numerose), dopo che il Ginka mi aveva pure preso un po’ in giro perché non li conoscevo, e dopo che Mr. Gandolfi aveva tagliato corto definendoli "imprescindibili", vedere pure Alberto Campo che ne parla sull’ultimo Musica di Repubblica è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso: così ieri sera appena uscito dal lavoro mi sono infilato nel primo negozio di dischi e ho comprato Entertainment! dei Gang Of Four (che è pure in nice price).
Poi mattina con retrogusto di bile repressa, chiuso in ufficio mentre gli amici in Piazza per le sacrosante ragioni, e fuori c’è un tempo francese e si sta così bene, il vento degli ultimi giorni ha spazzato tutto il cielo e a pranzo ce ne freghiamo e ci facciamo anche una caraffa di rosso.
Insomma il clima adatto per ascoltare in cuffia e a ripetizione questo infuocato album d’esordio datato 1979, dalle liriche politicamente consapevoli e pesantemente scorrette.
Chitarre lancinanti, ossessive, rimbombo di basso in evidenza, voce spesso monocorde che scandisce finti slogan, e poi accelerazioni spinte e spigolose (tutti parlano di innesti funk su strutture post punk... a dir la verità, alle mie orecchie profane oggi suona tutto molto compatto).
Canzoni che parlano di "lust" e non "love", dove i sentimenti contano meno dei corpi e i corpi sono un «good business», mentre denuncia e cinismo, ironia e sincerità si miscelano alla perfezione.
Per tutti quelli che si sentono «like a bettle on its back» accorgendosi di essere finiti, loro malgrado, «on the price list», Polaroid da buon ultimo lo consiglia.
...at home he feels like a tourist
he fills his head with culture
he gives himself an ulcer...
Dopo un mese che Arturo si raccomandava di provvedere a colmare questa lacuna (dato che le influenze sul presente sono numerose), dopo che il Ginka mi aveva pure preso un po’ in giro perché non li conoscevo, e dopo che Mr. Gandolfi aveva tagliato corto definendoli "imprescindibili", vedere pure Alberto Campo che ne parla sull’ultimo Musica di Repubblica è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso: così ieri sera appena uscito dal lavoro mi sono infilato nel primo negozio di dischi e ho comprato Entertainment! dei Gang Of Four (che è pure in nice price).
Poi mattina con retrogusto di bile repressa, chiuso in ufficio mentre gli amici in Piazza per le sacrosante ragioni, e fuori c’è un tempo francese e si sta così bene, il vento degli ultimi giorni ha spazzato tutto il cielo e a pranzo ce ne freghiamo e ci facciamo anche una caraffa di rosso.
Insomma il clima adatto per ascoltare in cuffia e a ripetizione questo infuocato album d’esordio datato 1979, dalle liriche politicamente consapevoli e pesantemente scorrette.
Chitarre lancinanti, ossessive, rimbombo di basso in evidenza, voce spesso monocorde che scandisce finti slogan, e poi accelerazioni spinte e spigolose (tutti parlano di innesti funk su strutture post punk... a dir la verità, alle mie orecchie profane oggi suona tutto molto compatto).
Canzoni che parlano di "lust" e non "love", dove i sentimenti contano meno dei corpi e i corpi sono un «good business», mentre denuncia e cinismo, ironia e sincerità si miscelano alla perfezione.
Per tutti quelli che si sentono «like a bettle on its back» accorgendosi di essere finiti, loro malgrado, «on the price list», Polaroid da buon ultimo lo consiglia.
...at home he feels like a tourist
he fills his head with culture
he gives himself an ulcer...
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