Ma come abbiamo fatto a dimenticarci di segnalare il disco di Domotic che ci aveva gentilmente/intelligentemente passato Simone? (a proposito: il suo ultimo post è da antologia).
Un'estate distratta, un po' di roba in offerta, le nuove uscite che si accavallano in lista... e Bye Bye rimane lì, ad aspettare proprio la prima domenica d'autunno.

A Bologna piove senza posa, e mentre attacchiamo qualche altro poster nella stanza nuova (e mentre qualcun altro crolla sul nostro sonno) tornano fuori facili e opportuni i suoni del marsigliese Stephen Laporte, a fare da sfondo elettronico a finestre grigie e a tazze di tè.

In Italia praticamente nessuno ha notato questo disco, se non il solito ottimo Neural e una recensione su Miuzik. Entrambi puntano l'attenzione sull'atmosfera calda che i timbri analogici riescono a creare, sulla forma emotiva che le composizioni di Domotic prendono, inserendosi su quella fortunata linea che si può tranquillamente riconoscere come "alla Morr Music" (e che mi sembra di capire sia un po' la versione contemporanea del pop più introverso degli anni Ottanta).

Inaspettatamente, però, in Bye Bye appaiono anche echi di musica colta e minimale, gli immancabili strumenti giocattolo vengono fatti suonare su linee di synth ipnotiche e stranianti, ad alcuni campionamenti sospesi di voci più o meno infantili non sai che valore attribuire, se di sogno o di angoscia.
Gran bel disco, molto headphones da ufficio se volete (alla faccia di quando dicevo che sarebbe stato un autunno tutto Nick Drake e Ian Curtis).

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