Un paio di mesi fa Polaroid è uscita dall’amministrazione controllata grazie all’acquisizione totale da parte di Bank One Corp, la sesta banca statunitense.
La settimana scorsa un articoletto del Sole-24Ore illustrava le nuove scelte di marketing dell’azienda nel prossimo futuro: addio alle macchine fotografiche digitali (settore in cui il gruppo si è gettato in ritardo, dissanguandosi per conquistare un comunque ragguardevole 12% del mercato), ora tutte le energie saranno concentrate verso le piattaforme per la stampa di immagini digitali ad alta velocità e prestazioni.
Come dire: si ritorna alle origini (1929, Grande Depressione, non so se è il caso di azzardare paralleli), alla riproduzione dell’immagine, abbandonando la "cattura".

Ritrovo un altro ritaglio nel tritatutto e niente del mio taccuino.
L’anno scorso negli Stati Uniti il mercato della fotografia digitale è cresciuto del 27%. Si stima che siano state vendute circa 21 milioni di macchine.
Quali sono i principi che muovono questo mercato così dinamico? La risposta degli esperti è chiara: tecnologia di alta qualità a basso prezzo, facilità d’uso, ma soprattutto "instant gratification".
L’instant gratification è ciò che veramente ti ammazza la concorrenza, cambia il livello e il gioco. Puoi aprire mille laboratori che sviluppano rullini in mezz’ora, in quindici minuti, in cinque. È come Achille e la tartaruga: l’instant non lo raggiungerai mai.

Teoricamente il principio si poteva applicare anche alla cara vecchia Polaroid (anche se lì c’era quel gesto infantile, quello sventolarla perché asciugasse, che poteva far volare via qualsiasi buona volontà di sentirsi gratificato), eppure, è proprio a causa dell’irruzione del digitale sul mercato che Polaroid ha rischiato di fallire.

La questione non sta nel passaggio dal minuto per asciugare al secondo per comparire sul display. Cosa ha reso perdente un’istantanea di fronte alla fotografia digitale? Forse il fatto che "istantanea" fosse una definizione da "debut du siécle", troppo ottimista, illusoria, positivista, mentre questi sono i tempi dell’instant gratification, con tutto l’accento ovviamente sul secondo termine.

La gratification di un instant è superiore all’oggetto che la scatena: capita di vedere foto digitali bruttine come le foto normali, solo che le si guarda su pochi centimetri quadrati di cristalli liquidi, girando tra le mani una scatoletta d’alluminio cromato poco più grande di un pacchetto di sigarette. L’immagine era lì, prima ancora che la persona ritratta uscisse dall’inquadratura e ci raggiungesse.

La gratificazione, a differenza di quando eravamo bambini, ora è davvero nell’istante perché, come l’istante, non ha più oggetto.
Scompare la carta, la lastra di polaroide diventa improvvisamente un peso.
Polaroid forse ha provato a far valere la sua esperienza nella velocità e non è arrivata in fondo alla corsa. Ora ritorna a girare su piste che le sono più familiari.

(sì, va bene, ma noi in tutto questo?)

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