Riceviamo da Latta e postiamo volentieri:
Gaza, 6.7.02
I ragazzini al check point di Deir El-Balah, che separa Gaza da Khan Younis, si avvicinano a gruppi, appena notano gli stickers sulla macchina. Sono in gran parte figli dei beduini, che si sono stabiliti vicino al check point, perché vi hanno trovato una piccola fonte di sopravvivenza. Vendono sigarette, gomme da masticare, tè, chiedono semplicemente una moneta, "schekel, schekel", ma non desistono facilmente.
"Si sono fatti più sfacciati - mi spiega Gianluca, del CRIC -, infilano le mani nella macchina, qualcuno ti insulta, se gli neghi una sigaretta può capitare che ti minaccino con un sasso. Un anno fa non era così... sono esasperati".
Secondo Dina, del GVC, un paio d'anni fa nessuno chiedeva soldi per strada, molti palestinesi si vergognano di vedere i propri ragazzini per strada, ridotti a elemosinare.
Tenere i ragazzini a distanza, farsi scudo dei collaboratori locali, che li mandano via. La cosa mi fa davvero un brutto effetto. Mi scatta automatico il confronto con l'esperienza in Kosovo: girare per le strade con i bambini che ti salutano e scandiscono il tuo nome, che bella la vita del benefattore!
Qua i ragazzini li devi tenere a distanza, li devi anche un po' temere, senza una parola di arabo non è facile scherzarci insieme, provare a spiegare quello che fai: per un sedicente educatore è una dura prova, un autentico bagno d'umiltà. E può capitare di passarci un paio d'ore, in coda al check point, chiusi dentro le macchine; serve tanta pazienza. I più giovani non hanno visto altro che i territori e Israele. Per loro lo straniero è israeliano, l'unico "altro" possibile è israeliano.
Gli adulti ti riconoscono, invece, apprezzano la tua presenza qui, hanno voglia di raccontarti le proprie storie e la propria delusione perché tu le possa portare lontano. Nella Striscia di Gaza e` molto forte il senso di isolamento della gente. Non possono uscire dalla Striscia, moltissimi lavoravano in Israele e ora sono disoccupati.
A Gerusalemme si vedono più internazionali, anche la società civile palestinese è più aperta. Qui, come dire, è "provincia", c'è scarsa possibilità di scambi culturali, i pochi stranieri che lavorano sul campo nella zona di Khan Younis sono rispettati e benvoluti.
Passando alla cronaca, giovedi` quattro ragazzi della Papa Giovanni XXIII e altri quattro di "Action for Peace" sono stati fermati all'aeroporto di Tel Aviv, tenuti una notte in "custodia" e rimbarcati la mattina dopo con in mano un decreto di espulsione di 5 anni.
Nell'ambito degli interventi chirurgici per colpire il terrorismo, giovedi` sera a Gaza un elicottero israeliano ha sparato un razzo su un'auto con a bordo un'esponente di Hamas, che è morto insieme a un altro passeggero. L'importante è non trovarsi troppo vicini alla macchina sbagliata nel momento sbagliato.
Per finire, ma solo perché è tardi, ieri sera un tassista un po' distratto o un po' sordo non ha compreso il segnale di alt lanciatogli dai soldati israeliani nei pressi di un insediamento di coloni, nella Striscia di Gaza: puntuale è arrivata la cannonata (ripeto: cannonata) di un carro armato che ha centrato il taxi spedendo in cielo con generoso anticipo una bambina e sua madre.
Incidenti che capitano. Non mi pare che il tg1 ne abbia parlato, mentre il tg2 lo ha fatto, ma, sapete, succedono un sacco di cose nel mondo, probabilmente i reali d'Inghilterra non hanno ancora comunicato dove passeranno le vacanze e nel frattempo dev'essere uscito anche l'ultimo disco di Celine Dion.
A presto,
Alessandro
Gaza, 6.7.02
I ragazzini al check point di Deir El-Balah, che separa Gaza da Khan Younis, si avvicinano a gruppi, appena notano gli stickers sulla macchina. Sono in gran parte figli dei beduini, che si sono stabiliti vicino al check point, perché vi hanno trovato una piccola fonte di sopravvivenza. Vendono sigarette, gomme da masticare, tè, chiedono semplicemente una moneta, "schekel, schekel", ma non desistono facilmente.
"Si sono fatti più sfacciati - mi spiega Gianluca, del CRIC -, infilano le mani nella macchina, qualcuno ti insulta, se gli neghi una sigaretta può capitare che ti minaccino con un sasso. Un anno fa non era così... sono esasperati".
Secondo Dina, del GVC, un paio d'anni fa nessuno chiedeva soldi per strada, molti palestinesi si vergognano di vedere i propri ragazzini per strada, ridotti a elemosinare.
Tenere i ragazzini a distanza, farsi scudo dei collaboratori locali, che li mandano via. La cosa mi fa davvero un brutto effetto. Mi scatta automatico il confronto con l'esperienza in Kosovo: girare per le strade con i bambini che ti salutano e scandiscono il tuo nome, che bella la vita del benefattore!
Qua i ragazzini li devi tenere a distanza, li devi anche un po' temere, senza una parola di arabo non è facile scherzarci insieme, provare a spiegare quello che fai: per un sedicente educatore è una dura prova, un autentico bagno d'umiltà. E può capitare di passarci un paio d'ore, in coda al check point, chiusi dentro le macchine; serve tanta pazienza. I più giovani non hanno visto altro che i territori e Israele. Per loro lo straniero è israeliano, l'unico "altro" possibile è israeliano.
Gli adulti ti riconoscono, invece, apprezzano la tua presenza qui, hanno voglia di raccontarti le proprie storie e la propria delusione perché tu le possa portare lontano. Nella Striscia di Gaza e` molto forte il senso di isolamento della gente. Non possono uscire dalla Striscia, moltissimi lavoravano in Israele e ora sono disoccupati.
A Gerusalemme si vedono più internazionali, anche la società civile palestinese è più aperta. Qui, come dire, è "provincia", c'è scarsa possibilità di scambi culturali, i pochi stranieri che lavorano sul campo nella zona di Khan Younis sono rispettati e benvoluti.
Passando alla cronaca, giovedi` quattro ragazzi della Papa Giovanni XXIII e altri quattro di "Action for Peace" sono stati fermati all'aeroporto di Tel Aviv, tenuti una notte in "custodia" e rimbarcati la mattina dopo con in mano un decreto di espulsione di 5 anni.
Nell'ambito degli interventi chirurgici per colpire il terrorismo, giovedi` sera a Gaza un elicottero israeliano ha sparato un razzo su un'auto con a bordo un'esponente di Hamas, che è morto insieme a un altro passeggero. L'importante è non trovarsi troppo vicini alla macchina sbagliata nel momento sbagliato.
Per finire, ma solo perché è tardi, ieri sera un tassista un po' distratto o un po' sordo non ha compreso il segnale di alt lanciatogli dai soldati israeliani nei pressi di un insediamento di coloni, nella Striscia di Gaza: puntuale è arrivata la cannonata (ripeto: cannonata) di un carro armato che ha centrato il taxi spedendo in cielo con generoso anticipo una bambina e sua madre.
Incidenti che capitano. Non mi pare che il tg1 ne abbia parlato, mentre il tg2 lo ha fatto, ma, sapete, succedono un sacco di cose nel mondo, probabilmente i reali d'Inghilterra non hanno ancora comunicato dove passeranno le vacanze e nel frattempo dev'essere uscito anche l'ultimo disco di Celine Dion.
A presto,
Alessandro
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