Questa mattina mi sento esattamente dell'umore del disco dei Klint: non capisci bene quando l'ironia funziona o mostra solo una profonda tristezza.
Sei in bilico, potresti barcollare sul filo per altri cento metri oppure crollare al prossimo passo.
Puoi muoverti mellifluo tra atmosfere alla Beta Band indossando il ghignetto innocuo di John Cusack, far ridere tutti e di colpo annoiarti della finzione, dilatare ogni cosa nel più introverso post rock (un post rock suonato da Beck?), appassionarti e scuoterti con un blues dai cori selvatici e poi arrabbiarti ad una festa, tirare una drum machine contro il muro e allontanarti molto velocemente dagli altri sbattendo la porta.

we won't go that far
look at the mess we're in


Ultimamente mi imbatto nei dischi inaugurali di microscopiche labels.
Come la meravigliosa compilation dell'etichetta svedese Heavenly Pop Hits citata più sotto aveva il numero progressivo POPH01, così l'omonimo album dei Klint pubblicato da Tritone Records porta la dicitura TritCD001.
In realtà l'etichetta britannica ha già dato alle stampe diversi sette pollici in vinile, molto sobri, addirittura austeri.
Nella scuderia della casa, oltre ai Klint (che piacciono a Guy Ritchie, un paio di vecchi pezzi figurano nella soundtrack di Snatch - e qui rimando all'archivio di Leonardo), si segnalano anche My Brother e Fupper.
Nella pagina discography dell’elegantissimo sito interessanti mp3.
E le pictures sono una gallery di polaroid :-)

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