Estate: scompaiono gli archivi, svaporano dai monitor le parole di polaroid.
Se ne va in vacanza la memoria di questo blog, e presto anche la voce del sottoscritto e dell'IngegnIere svaniranno dall'etere bolonniese, soffiate nelle galassie dal vento che la sera, poco prima di cena, ci arriva dalla riviera.
Questo post qui sotto l'avevo scritto sabato pomeriggio, mentre gli amici erano a Genova. Poco fa, mentre cercavo di aggiustare i (le?) tag dell'archivio di blogger, è sparito: ostinato io lo rimetto e di seguito aggiungo quello de La Laura di qualche giorno fa, in cui si citava una delle canzoni della nostra estate.
@ presto
enzØ
* * *
Daydream Nation
Oggi (cioè sabato, n.d.r.) sul Foglio c’è un editoriale intitolato “Meno globablizzazione, meno no global”.
Sottotitolo: “I giottini tornano a Genova, ma in un quadro completamente cambiato”.
A parte questa cosa così irritante, dopo un anno, tirare ancora fuori queste etichettine imbecilli che andavano bene forse per il costume & società di Panorama prima di Genova, ma dopo il pomeriggio della Piazza, la notte della Scuola, dopo un anno di fango, dire ancora “giottini” mi sembra uno scatto di nervi seguito da un risolino, un insulto come una confessione.
Verrebbe voglia di battezzare d’ora in poi tutti quelli che scrivono sul quotidiano di Ferrara “fogliolini”.
Ma quello che leggo nell’editoriale mi fa ancora più arrabbiare:
«il “movimento dei movimenti” non è cresciuto».
Se l’avessi letto una settimana fa non avrei forse pensato nulla, avrei detto “ah, è solo il Foglio”.
Perfino se lo avessi sentito dire da Leonardo, avrei pensato “Leo si butta sempre giù”. Oppure sarei stato ad ascoltare le sue storie su quanto è difficile organizzare un’assemblea, quanto sia a volte frustrante. Mi avrebbe descritto come si perde per strada la gente durante l’inverno, che c’era da pensare alla Palestina, poi al terrorismo, poi al sindacato, poi arriva il caldo, bisogna portare le fidanzate al mare o in collina, alle riunioni non c’è più nessuno. Mi avrebbe fatto ridere con i racconti di uno che fa il banchetto in piazza per raccoglie firme…
Leo l’avrei ascoltato. Ma no: il movimento non è cresciuto. Ha leader poco attraenti, non sa gestire alleanze, la globalizzazione in realtà procede più a rilento di quanto si allarmasse tempo fa. Il movimento queste cose non le capisce e quindi non è cresciuto.
Il Foglio ha spiegato tutto: i ragazzi correranno un po’ per le strade, lasciamoli fare, hanno i loro martiri da celebrare, noi con la cravatta faremo il nostro lavoro dopo, da lunedì.
L’ottusità (o la ferma volontà) di non comprendere forme altre di muoversi politicamente, in modi meno usuali ma rispettosi delle istituzioni, hanno passato sotto silenzio (anche sulle pagine del meno convenzionale Foglio) che la Campagna per la Tobin Tax si è felicemente conclusa: sono state raccolte 153 mila firme, più del triplo di quelle necessarie a presentare una legge d’iniziativa popolare.
E se questo non è il segno di qualche crescita, cos’altro volete?
Sì, non è precisamente un nuovo miracolo italiano, ma le tentazioni a cui resiste il certificatore di firme possono avere dell’evangelico. E non è detto che un correttore di bozze non possa essere buon profeta.
Unabbrascio a Leo, a Monica e a tutta Genova, in questo pomeriggio di luglio in cui siamo cresciuti.
* * *
Dal Lamc.
Sono le sette passate e qualcuno ha ancora il coraggio di intonare un dottore in giro per l'università deserta. Oggi c'erano le lauree e quindi mi sono alzata dalla parte del letto sbagliata, figurarsi che non mi è piaciuta nemmeno la sessione che mi incoronavano a me. Eppoi non è che dopo sia così divertente.
Giro di vite di rinfreschi tra porta Saragozza e Porta San Mamolo: ragazzine romagnole bene educate da centoelode e amici che fanno la tesi col vicesindaco perchè amico di famiglia e si fanno prendere a secchiate col lambrusco. E ancora può capitare che lo chef del caffè mamolo interrompa l'ex jeunesse dorata dell'altoborghesia mantovana mentre sorbisce sciolta il negroni del meriggio per portare il risotto.
A me del resto mi restava solo di far le Polaroid, dato che seguiva pomeriggio molto lavorativo, niente Negroni nè Camparini con la Soda. Che sofferenza per noi donne d'aperitivi.
La Polaroid è di sicuro la cosa piu vicina all'Easton Ellis
più demenziale e fumettistico. Ma è stato solo un'attimo perchè già pensavo all'incontro di oggi pomeriggio decisivo per le sorti mie e della mia casina.
Vabbè: ho fatto la femmina ed ho scritto qualche riga di diario, anche se niente foto di gatti. Vi consiglio però onelinedrawing che forse tra il casino ha anche un blog o forse no ma di sicuro una bella canzone intimista: bitte ein kuss, il giusto succedaneo di un gattino tigrato.
ellegi
Se ne va in vacanza la memoria di questo blog, e presto anche la voce del sottoscritto e dell'IngegnIere svaniranno dall'etere bolonniese, soffiate nelle galassie dal vento che la sera, poco prima di cena, ci arriva dalla riviera.
Questo post qui sotto l'avevo scritto sabato pomeriggio, mentre gli amici erano a Genova. Poco fa, mentre cercavo di aggiustare i (le?) tag dell'archivio di blogger, è sparito: ostinato io lo rimetto e di seguito aggiungo quello de La Laura di qualche giorno fa, in cui si citava una delle canzoni della nostra estate.
@ presto
enzØ
* * *
Daydream Nation
Oggi (cioè sabato, n.d.r.) sul Foglio c’è un editoriale intitolato “Meno globablizzazione, meno no global”.
Sottotitolo: “I giottini tornano a Genova, ma in un quadro completamente cambiato”.
A parte questa cosa così irritante, dopo un anno, tirare ancora fuori queste etichettine imbecilli che andavano bene forse per il costume & società di Panorama prima di Genova, ma dopo il pomeriggio della Piazza, la notte della Scuola, dopo un anno di fango, dire ancora “giottini” mi sembra uno scatto di nervi seguito da un risolino, un insulto come una confessione.
Verrebbe voglia di battezzare d’ora in poi tutti quelli che scrivono sul quotidiano di Ferrara “fogliolini”.
Ma quello che leggo nell’editoriale mi fa ancora più arrabbiare:
«il “movimento dei movimenti” non è cresciuto».
Se l’avessi letto una settimana fa non avrei forse pensato nulla, avrei detto “ah, è solo il Foglio”.
Perfino se lo avessi sentito dire da Leonardo, avrei pensato “Leo si butta sempre giù”. Oppure sarei stato ad ascoltare le sue storie su quanto è difficile organizzare un’assemblea, quanto sia a volte frustrante. Mi avrebbe descritto come si perde per strada la gente durante l’inverno, che c’era da pensare alla Palestina, poi al terrorismo, poi al sindacato, poi arriva il caldo, bisogna portare le fidanzate al mare o in collina, alle riunioni non c’è più nessuno. Mi avrebbe fatto ridere con i racconti di uno che fa il banchetto in piazza per raccoglie firme…
Leo l’avrei ascoltato. Ma no: il movimento non è cresciuto. Ha leader poco attraenti, non sa gestire alleanze, la globalizzazione in realtà procede più a rilento di quanto si allarmasse tempo fa. Il movimento queste cose non le capisce e quindi non è cresciuto.
Il Foglio ha spiegato tutto: i ragazzi correranno un po’ per le strade, lasciamoli fare, hanno i loro martiri da celebrare, noi con la cravatta faremo il nostro lavoro dopo, da lunedì.
L’ottusità (o la ferma volontà) di non comprendere forme altre di muoversi politicamente, in modi meno usuali ma rispettosi delle istituzioni, hanno passato sotto silenzio (anche sulle pagine del meno convenzionale Foglio) che la Campagna per la Tobin Tax si è felicemente conclusa: sono state raccolte 153 mila firme, più del triplo di quelle necessarie a presentare una legge d’iniziativa popolare.
E se questo non è il segno di qualche crescita, cos’altro volete?
Sì, non è precisamente un nuovo miracolo italiano, ma le tentazioni a cui resiste il certificatore di firme possono avere dell’evangelico. E non è detto che un correttore di bozze non possa essere buon profeta.
Unabbrascio a Leo, a Monica e a tutta Genova, in questo pomeriggio di luglio in cui siamo cresciuti.
* * *
Dal Lamc.
Sono le sette passate e qualcuno ha ancora il coraggio di intonare un dottore in giro per l'università deserta. Oggi c'erano le lauree e quindi mi sono alzata dalla parte del letto sbagliata, figurarsi che non mi è piaciuta nemmeno la sessione che mi incoronavano a me. Eppoi non è che dopo sia così divertente.
Giro di vite di rinfreschi tra porta Saragozza e Porta San Mamolo: ragazzine romagnole bene educate da centoelode e amici che fanno la tesi col vicesindaco perchè amico di famiglia e si fanno prendere a secchiate col lambrusco. E ancora può capitare che lo chef del caffè mamolo interrompa l'ex jeunesse dorata dell'altoborghesia mantovana mentre sorbisce sciolta il negroni del meriggio per portare il risotto.
A me del resto mi restava solo di far le Polaroid, dato che seguiva pomeriggio molto lavorativo, niente Negroni nè Camparini con la Soda. Che sofferenza per noi donne d'aperitivi.
La Polaroid è di sicuro la cosa piu vicina all'Easton Ellis
più demenziale e fumettistico. Ma è stato solo un'attimo perchè già pensavo all'incontro di oggi pomeriggio decisivo per le sorti mie e della mia casina.
Vabbè: ho fatto la femmina ed ho scritto qualche riga di diario, anche se niente foto di gatti. Vi consiglio però onelinedrawing che forse tra il casino ha anche un blog o forse no ma di sicuro una bella canzone intimista: bitte ein kuss, il giusto succedaneo di un gattino tigrato.
ellegi
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