Di ordine avresti bisogno diceva quello, e può anche darsi, dal momento che manca e quindi non sai.
Ma è anche possibile che riordinare le particelle del proprio corpo con l'acqua lo sport il sapone liquido il riposo la lettura e collocarlo poi in uno spazio convenzionale fatto di sole quattro dimensioni che sanno armonizzarsi, la frutta la verdura la pulizia l'acqua la clessidra i fiori le tazze colorate le stanze il bucato le lenzuola pulite non porti a niente o peggio all'ottusità.
Se vogliamo dare una voce a questo tipo di armonia supponendo di dedurne un modello diremo senz'altro quella dei giornalisti di radiotre, che ci immaginiamo abbiano gesti lenti e sereni e abitino posti in cui l'ordine è legato all'acustica, all'ottimizzazione della diffusione delle onde sonore e poltrone comode che disinteressate al design leggono da sole.
Oppure il rischio, lo sbaglio, il danno, le chiavi perse di una casa che non abitiamo più.
Certi graffi sulla tavola è meglio lasciarli a chi può pagare anche per noi, e noi stare ad ascoltare diligenti, prendere nota di cravatte, colli, occhi, gesti intorno al polso.
Il colore il movimento la rotazione di un momento sulla pagina sullo schermo, occhio appannato, non è la mia canzone, scusa, sto uscendo.
Avevi da fare, io ero in ritardo, non avevo sbagliato, era come mettere qualcuno che conoscevi dentro un racconto, o mordere un bicchiere mentre la Vespa parcheggia.
Fare confusione, la camicia a maniche corte è post rock, gli indie kid indossano t-shirt, sbando, sbatto, sono entrato nel bar accanto, non dovevo chiederti dei soldi.
Mi interessa solo non assomigliare a questo tizio nella foto, così fuori luogo. Come dice Fabio, revival, previval, utopia, tutto pur di non pensare al presente.
Mi manca l'ironia, il maglione con i buchi sui gomiti e l'odore della pipa. Chi se ne frega se ci siamo lasciati? Siamo ancora la migliore indie band che ti sia mai capito di ascoltare: giri di sol, batteria elettronica e secchiate di malinconia. Tutto esaurito, sulle spalle degli adolescenti.
Ma è anche possibile che riordinare le particelle del proprio corpo con l'acqua lo sport il sapone liquido il riposo la lettura e collocarlo poi in uno spazio convenzionale fatto di sole quattro dimensioni che sanno armonizzarsi, la frutta la verdura la pulizia l'acqua la clessidra i fiori le tazze colorate le stanze il bucato le lenzuola pulite non porti a niente o peggio all'ottusità.
Se vogliamo dare una voce a questo tipo di armonia supponendo di dedurne un modello diremo senz'altro quella dei giornalisti di radiotre, che ci immaginiamo abbiano gesti lenti e sereni e abitino posti in cui l'ordine è legato all'acustica, all'ottimizzazione della diffusione delle onde sonore e poltrone comode che disinteressate al design leggono da sole.
Oppure il rischio, lo sbaglio, il danno, le chiavi perse di una casa che non abitiamo più.
Certi graffi sulla tavola è meglio lasciarli a chi può pagare anche per noi, e noi stare ad ascoltare diligenti, prendere nota di cravatte, colli, occhi, gesti intorno al polso.
Il colore il movimento la rotazione di un momento sulla pagina sullo schermo, occhio appannato, non è la mia canzone, scusa, sto uscendo.
Avevi da fare, io ero in ritardo, non avevo sbagliato, era come mettere qualcuno che conoscevi dentro un racconto, o mordere un bicchiere mentre la Vespa parcheggia.
Fare confusione, la camicia a maniche corte è post rock, gli indie kid indossano t-shirt, sbando, sbatto, sono entrato nel bar accanto, non dovevo chiederti dei soldi.
Mi interessa solo non assomigliare a questo tizio nella foto, così fuori luogo. Come dice Fabio, revival, previval, utopia, tutto pur di non pensare al presente.
Mi manca l'ironia, il maglione con i buchi sui gomiti e l'odore della pipa. Chi se ne frega se ci siamo lasciati? Siamo ancora la migliore indie band che ti sia mai capito di ascoltare: giri di sol, batteria elettronica e secchiate di malinconia. Tutto esaurito, sulle spalle degli adolescenti.
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