Una giornata tranquilla
Bolognesi bene che partono per il week-end, bambini salite in macchina che prendete freddo, lasciare la città, quartiere Murri ancora addormentato.
La nebbia scende e io scendo senza pedalare i Giardini Margherita verso il centro. All’incrocio leggo lo strillo davanti all’edicola: “per il raduno dei no-global schierati 400 poliziotti”.
(Lasciamo stare ancora quest’etichetta “no-global”: sempre meglio di articoli come questo, capaci di mettere insieme smog e manifestazioni senza neanche l’ironia che magari una Madame Defarge)
Mi sorprendo a pensare una roba tipo: ah, beh, 400 poliziotti, sarà una manifestazione piccola, una giornata tranquilla, chissà se vengono anche i ragazzi di Attac Modena, che non li sento da un po’ (poi ho scoperto che Leonardo aveva la febbre, peccato, e Glauco lavorava: ma io il suo cd l’avevo portato).
Più tardi, a casa, mentre pulisco il bagno (per fortuna: che poi sono venuti ospiti) mi fermo e penso: ma che cazzo dico? Siamo matti? Quattrocento poliziotti? Ma sono una quantità enorme. Come fai a dire una giornata tranquilla?
Siamo forse così abituati a livelli di tensione tali che ogni corteo deve essere un kolossal, con scene di scontri di massa e succo di pomodoro a fiumi? Può capitare di dimenticarsi perché si decide di andare o meno a una manifestazione, mentre i “dove”, “gli spazi”, “le situazioni” conquistano la precedenza su tutto il resto?
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